INDICE SINOTTICO
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GENJŌKŌAN - La Realizzazione del Risveglio
Letteralmente il significato di Genjōkōan è “Legge dell’Universo realizzata” e quindi indica il Dharma del Buddha o lo stesso Universo reale. In questo primo capitolo, fondamentale, il Maestro Dōgen tratta gli aspetti basilari del rapporto tra studio della Via e risveglio. La parola kōan esprime una legge, un principio Universale; essa nasce dalla contrazione di kofu-no-antoku che, nella Cina antica, indicava una specie di bacheca su cui erano affissi gli editti e le nuove leggi, affinché la gente ne venisse a conoscenza. Questo primo capitolo si conclude con il commento ad un kōan del Maestro Hōtetsu.
(2)
MAKAHANNYAHARAMITSU - La Realizzazione della Grande Saggezza del Buddha
Questo breve capitolo è dedicato esclusivamente al Mahā-prajñā-pāramitā-hrdaya-sūtra, noto come Sūtra del Cuore, che rappresenta la summa dei seicento volumi del Mahā-prajñā-pāramitā-sūtra. Pur essendo molto breve, il Sūtra del Cuore è la più estrema e profonda sintesi dell’Insegnamento del Buddha Śākyamuni ed è la vera essenza dello Zazen.
(3)
BUSSHŌ - La Natura di Buddha
In questo capitolo l’insegnamento del Maestro Dōgen è volto all’analisi e alla spiegazione della natura di Buddha, in sanscrito Buddhatā, o Thāthatā, che egli considera non come potenziale né come attributo naturale, ma piuttosto come stato o condizione del corpo e della mente, nell’istante presente. Il Maestro Dōgen, quindi, interpreta la natura di Buddha dal punto di vista dell’azione, quindi dinamicamente. Il capitolo si conclude poi con l’analisi di due famosi koan, uno dei quali è il ben noto: “Ha, un cane, la natura di Buddha?”
(4)
SHINJINGAKUDŌ - Studiare con Corpo e Mente
Il Maestro Dōgen illustrando lo studiare con la mente e lo studiare con il corpo, sottolinea come questi aspetti, di fatto, vengano unificati e siano contenuti nell’agire stesso. La verità, infatti, non può essere conseguita attraverso la speculazione intellettuale bensì attraverso l’azione, una volta dato un adeguato fondamento al corpo-mente.
(5)
SOKUSHINZEBUTSU - La Nostra Mente è Buddha
Il Maestro Dōgen illustra, in questo capitolo, l’insegnamento classico “La nostra mente è Buddha.” In modo particolare, commentando l’insegnamento del brahmāno Senika, egli critica le affermazioni di coloro che sostengono l’esistenza di una ‘vera natura’ permanente che passa da un’esistenza all’altra. In altre parole, non si tratta di affermare un credo in qualcosa di spirituale chiamato mente, ma di affermare il tempo e lo spazio, qui e ora, come la realtà stessa.
(6)
GYŌBUTSU IIGI - Il Corretto Contegno del Buddha che Agisce
In questo capitolo il Maestro Dōgen mette in luce il dignitoso comportamento che solitamente accompagna i Buddha nel loro quotidiano agire nella prassi. A completamento del suo insegnamento, egli utilizza anche in questo caso alcune frasi di antichi maestri, investigandone il significato e commentandone il contenuto.
(7)
IKKAMYŌJU - Una Perla Splendente
Il capitolo è interamente dedicato all’insegnamento del Maestro Gensha Shibi, secondo cui l’intero Universo, in tutte le direzioni, è una splendente e brillante perla. Il Maestro Dōgen, oltre a narrare la vita del Maestro Gensha, commenta a lungo il kōan “L’intero Universo è una perla splendente”, da questi spesso utilizzato.
(8)
SHINFUKATOKU - La Mente Non Può Essere Afferrata
L’insegnamento di questo capitolo si basa esclusivamente su questa frase del Vajracchedikā-prajñā-pāramitā-sūtra o Sūtra del Diamante. In particolare, il Maestro Dōgen, per dimostrare che non si può afferrare la mente, indipendentemente dal mondo esterno. utilizza, commentandolo, il famoso dialogo tra il Maestro Tokusan e la venditrice di dolci di riso.
(9)
KOBUSSHIN - La Mente degli Eterni Buddha
In questo capitolo il Maestro Dōgen sottolinea come la mente degli eterni Buddha risieda nella concreta ed eterogenea realtà quotidiana. A questo scopo egli riporta e commenta le parole di antichi maestri quali il Maestro Tendō, il Maestro Engo, il Maestro Sōzan, il Maestro Seppō, e il Maestro Daishō.
(10)
DAIGO - La Grande Realizzazione
Il Maestro Dōgen affronta in questo denso capitolo, l’argomento del risveglio, dell’illuminazione o realizzazione. Quest’ultimo termine è forse preferibile perché contiene in sé un aspetto costruttivo, realizzativo appunto, attraverso il quale si può pervenire, con una esplosione istantanea, alla immediata e perciò non-mediata, condizione di non-illusione. Anche qui, l’insegnamento del Maestro Dōgen passa attraverso l’analisi ed il commento di alcuni kōan.
(11)
ZAZENGI - La Regola per lo Zazen
Quanto fosse importante l’argomento dello Zazen per il Maestro Dōgen è dimostrato da fatto che il primo testo che Dōgen scrisse, di ritorno dalla Cina (1227) fu il “Fukan-Zazenji”. Nello Shōbōgenzō poi, vi sono quattro capitoli (Bendōwa, Zazenshin, e Zanmai-ō-Zanmai, e Zazengi) dedicati appunto ai vari aspetti dello Zazen. In particolare, questo capitolo è dedicato al metodo formale della prassi.
(12)
ZAZENSHIN - Indicazioni per lo Zazen
In questo capitolo il Maestro Dōgen, dopo aver investigato sul giusto atteggiamento della mente durante lo Zazen, ci presenta dapprima lo Zazenshin del Maestro Wanshi Shokaku, e ci trasmette poi una sua versione dello stesso poema.
(13)
KAIINZAMMAI - Sāgara Mudrā Samādhi
Kainzammai significa “Samādhi impronta di oceano.” Si tratta della condizione del Buddha Śākyamuni prima di trasmettere l’Avatamsaka Sūtra, il Sūtra della Ghirlanda. In tale condizione, l’intera verità è contemporaneamente riflessa, così come le immagini sono riflesse in un mare tranquillo. Per spiegare questo aspetto, il Maestro Dōgen ricorre, come solitamente usa fare, al commento delle parole degli antichi Maestri.
(14)
KUGE - Il Fiore di Vacuità
Kuge è generalmente utilizzato, all’interno del Dharma, come simbolo di coloro che hanno un difetto di vista, cioè che sono illusi e che, attraverso una visione distorta, non sono quindi in grado di vedere le cose nella loro vera luce. Kuge, tradotto con “Fiori nello spazio” o “Fiori nel cielo”, simboleggia tutte le immagini mentali, astratte, e perciò stesso lontane dalla realtà concreta. In altre parole, non possiamo essere certi della realtà dei fenomeni che possiamo percepire con i nostri sensi. In questo capitolo, tuttavia, il Maestro Dōgen sottolinea come anche kuge appartenga al risveglio e sia è base di realtà.
(15)
KŌMYŌ - Luce Infinita
Qui il Maestro Dōgen tratta della magnificenza e dello splendore dell’Universo; magnificenza e splendore che egli chiama luce infinita. Quindi luce non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista religioso, spirituale. L’insegnamento contenuto nelle sue parole ci mostra come non vi sia altro che questa infinita luce, nell'Universo, indipendentemente dal fatto che noi possediamo o meno gli occhi per coglierla.
(16)
GYŌJI - La Prassi Assidua
Il Maestro Dōgen, in questo lungo capitolo in due parti, affronta il punto centrale dell’Insegnamento del Buddha Śākyamuni: l’azione, il concreto fare. Questa azione, fondata sui precetti e accompagnata da una forte impostazione etica dell’essere, è l’unico strumento a disposizione per svelare la realtà e per conseguire il risveglio. L’insegnamento del Maestro Dōgen si basa sul commento delle parole di numerosi Maestri e dei loro esempi di pura condotta e osservanza dei precetti.
(17)
IMMO - Quiddità
Immo, lett. “Ciò che è”, traduce il sanscrito "tathatā" e rappresenta la natura assoluta e indifferenziata di tutte le cose. Il capitolo contiene un insegnamento sull’ineffabile. Il Maestro Dōgen infatti tratta i rapporti tra quiddità, vacuità, risveglio, prassi e studio della Via. L’insegnamento si svolge attraverso il commento ad alcuni kōan, compreso il famoso kōan sulla bandiera e il vento, e la narrazione di momenti della vita del Sesto Patriarca Daikan Enō.
(18)
KANNON - Il Bodhisattva della Compassione
Questo capitolo è interamente dedicato al commento del dialogo tra il Maestro Ungan ed il Maestro Dōgo Enchi, sull’attività del Bodhisattva Kannon (Avālokiteśvara). In definitiva, si tratta di un insegnamento sulla natura del Bodhisattva dove sono trattati i rapporti tra quiddità, vacuità, illuminazione e studio della Via. Nel Sūtra del Loto è detto che chiunque, soffrendo le molte pene, si rivolga con una mente pura e sincera al Bodhisattva Custode dei Suoni (Avālokiteśvara), da queste pene sarà liberato. Si veda il Sūtra del Loto, pag. 376.
(19)
KOKYŌ - L’Antico Specchio
Questo difficile capitolo tratta di una delle principali caratteristiche dei Buddha e dei Patriarchi, vale a dire la capacità di essere “nel” mondo ma non “del” mondo. È una condizione spirituale in cui la mente, come uno specchio, non trattiene ma semplicemente riflette il mondo, restandone incontaminata. Possiamo così dire che l’Antico Specchio non solo è simbolo di una facoltà individuale, ma è anche qualcosa di universale. Fin dai tempi antichi, gli studenti del Dharma hanno investigato sull’Antico Specchio. In questo capitolo il Maestro Dōgen ne indaga il significato, riportando le parole degli antichi maestri.
(20)
UJI - Esistenza-Tempo
All’interno della nostra esistenza, l’unico momento-tempo possibile è l’istante presente – passato e futuro non sono “esistenza-tempo” – infatti il punto di contatto tra tempo ed esistenza è proprio l’istante stesso dell’azione: qui e ora. L’insegnamento del Maestro Dōgen, cercando di mostrare la vera natura dell’Esistenza-Tempo, oscilla tra un punto di vista metafisico (L’essere è il tempo) e uno più propriamente introspettivo (Io stesso sono il tempo)
(21)
JUKI - Predizione di Buddhità
Juki in origine significa scrivere, certificare. In senso lato rappresenta la certificazione formale che l’allievo diverrà un Buddha. Molti dei Sūtra buddhistici riportano parole di predizione del Buddha, circa il futuro conseguimento della Bodhi da parte di molti dei suoi discepoli. Qui, il Maestro Dōgen indaga su questo particolare aspetto commentando, tra l’altro, alcuni passi estratti dal Sūtra del Loto.
(22)
ZENKI - La Totale Attività di Vita e Morte
Con un commento alle parole del Maestro Kokugon, il Maestro Dōgen in questo breve capitolo indirizza l’insegnamento verso la comprensione del reale significato di vita e di morte.
(23)
TSUKI - Completa Realizzazione
Tsuki significa luna e in questo capitolo il Maestro Dōgen, proprio attraverso la luna, affronta la relazione tra realtà e astrazione. Comparando il concetto astratto alla luna concreta, il Maestro indaga sull’aspetto del pensiero e della percezione sensoriale.
(24)
GABYŌ - Il Dipinto di Una Torta di Riso
Principalmente attraverso il commento al famoso kōan del Maestro Chikan sul dipinto di una torta di riso, in questo capitolo, il Maestro Dōgen insegna che le teorie e i concetti non possono surrogare l’esperienza diretta. Tuttavia, solo la presenza di un aspetto mentale ci può permettere di cogliere l’esistenza reale. Infatti, per esempio, la vera fame comprende sia il riconoscimento mentale della fame, sia il fatto concreto dello stomaco vuoto e dei relativi stimoli.
(25)
KEISEISANSHOKU - Il Suono delle Valli, il Colore delle Montagn
Nell’Insegnamento del Buddha questo mondo è la verità stessa. Pertanto, la Natura non è altro che un aspetto della verità che esprime se stessa manifestando, nel contempo, la legge dell’Universo. Ecco perché si dice che il suono dei fiumi è il Dharma del Buddha e che il colore delle montagne ne è il corpo. Nella prima parte di questo capitolo, il Maestro Dōgen parla del rapporto tra studio della Via e illuminazione improvvisa. La seconda parte è dedicata, invece, alla “mente che cerca il Buddha” e al corretto atteggiamento verso lo studio della Via.
(26)
BUTSUKŌJŌJI - Il Continuo Sviluppo di là del Buddha
Questo capitolo esamina il tema di un Buddha che continua la prassi anche dopo il conseguimento della verità. “Il continuo sviluppo al di là del Buddha” sono parole del Maestro Tōzan, ed è soprattutto attraverso il commento ad alcuni dialoghi del Maestro Tōzan, e a vari kōan di altri maestri sullo stesso tema, che il Maestro Dōgen sviluppa l’insegnamento.
(27)
MUCHŪSETSUMU - Spiegare un Sogno Dentro un Sogno
Qui, il Maestro Dōgen ci ricorda che ogni manifestazione nel mondo della relatività fenomenica è un sogno, e che il Dharma e la verità espressa dai Buddha e dai Patriarchi si collocano all’interno di questo stesso sogno. Così, spiegare un sogno dentro un sogno è proprio il mettere in moto e far girare la ruota della Legge o, altrimenti espresso, è la predicazione dell’Insegnamento del Buddha.
(28)
RAIHAITOKUZUI - Prostrarsi e Conseguire il Midollo
Il Maestro Dōgen, attraverso una serie di racconti di antichi maestri, mostra il vero percorso, prassi e addestramento alla ricerca della verità, nonché l’assoluto ed incondizionato rispetto che tutti dobbiamo alla Bodhi e a chi l’ha conseguita. “Anche se fosse un ragazzo, una donna, un dèmone, o un animale come una volpe selvatica, se ha ottenuto la verità, dobbiamo venerarlo di tutto cuore.”
(29)
SANSUIKYŌ - Il Sūtra di Fiumi e Montagne
In questo capitolo il Maestro Dōgen sottolinea come le montagne, i fiumi, e la Natura in generale debbano essere considerati alla stessa stregua dei Sūtra Buddhistici. La Natura è l’Universo nella sua forma reale, perciò l’osservazione e lo studio della Natura equivalgono all’osservazione ed allo studio della stessa verità espressa dal Dharma. Penetrare la realtà della Natura significa cogliere l’essenza stessa dell’Insegnamento.
(30)
KANGIN - Leggere i Sūtra
Nella prima parte di questo capitolo, il Maestro Dōgen espone il suo insegnamento sulla natura dei sūtra e sul loro profondo significato, attraverso commenti ai vari kōan degli antichi maestri. Egli sottolinea che leggere i sūtra non può essere limitato ai sūtra scritti, in quanto la Natura stessa e l’intero Universo non sono altro che un sūtra. La seconda parte è invece dedicata ad una dettagliata descrizione della cerimonia della lettura dei sūtra, in uso in quei tempi.
(31)
SHOAKUMAKUSA - Non Commettere Cattive Azioni
In questo capitolo il Maestro Dōgen enfatizza il punto di vista etico comportamentale sottolineando che, di fatto, ciò che produce il male è l’intenzionalità. Questo è da investigare considerando la totale concretezza delle nostre azioni, parole e pensieri che, assieme, determinano, producono e mettono in atto ciò che ne consegue, nel bene e nel male. Perciò l’insegnamento è: “Produci ciò che è bene, astieniti da ciò che è male.”
(32)
DEN-E - La Trasmissione dell’Abito
Questo capitolo ed il capitolo 78, Kesa-kudoku, sono molto simili nel contenuto. Ponendo l’attenzione sulla data e sulle annotazioni riportate alla fine dei due capitoli, si può tuttavia ragionevolmente ritenere che Den-e sia la bozza originale della lettura che il Maestro Dōgen intendeva dare, e che Kesa-kudoku sia la trascrizione di ciò che egli effettivamente insegnò il 1° ottobre del 1240. Questo capitolo, oltre a sottolineare l’importanza della Trasmissione, descrive i vari tipi di kesa, la differenziazione dei modelli ed il corretto modo di indossarlo.
(33)
DŌTOKU - Parlare della Via
Il capitolo tratta della capacità di “Parlare della Via” attraverso l’uso delle parole, o senza, e dei relativi rapporti con il silenzio, la prassi e lo Zazen. Il Maestro Dōgen svolge qui il suo insegnamento attraverso il commento alle parole espresse dal Maestro Jōshū e dal Maestro Seppō.
(34)
BUKKYŌ - L’Insegnamento del Buddha
Questo capitolo tratta dell’importanza dell’aspetto teorico del Dharma del Buddha, naturalmente affiancato e sostenuto da una corretta e assidua prassi. Il Maestro Dōgen insiste ancora una volta, sulla non esasperazione né di un aspetto né dell’altro bensì sulla giusta integrazione delle due parti in una. Il capitolo contiene infine un’analisi dei Tre Veicoli e delle Dodici Divisioni dell’Insegnamento.
(35)
JINTSŪ - Il Potere Mistico
Letteralmente Jintsu significa "Facoltà sovrannaturale o divina". Argomento di questo capitolo è l’acquisizione di qualche potere mistico, da parte di chi abbia conseguito la verità. L’insegnamento del Maestro Dōgen è naturalmente volto a riportare su un piano di concreta realtà questo argomento su cui, spesso, sono state create mirabolanti e fantasiose esagerazioni. A questo proposito risulta illuminante la risposta del laico Hō Unko che, interrogato sui poteri mistici, disse: “Andare a prendere l’acqua e portare legna per il fuoco.”
(36)
ARAKAN - L’Arhat
Questo capitolo è dedicato alla figura dell’Arhat. L’insegnamento si svolge attraverso il commento di alcune citazioni da sūtra Mahāyāna, delle parole del Maestro Engo sulla vita degli arhat, e di un kōan del Maestro Hyakujō. Il Maestro Dōgen evidenzia il suo il profondo convincimento che, malgrado la figura dell’arhat sia attribuita tradizionalmente alla corrente Hīnayāna, il Dharma del Buddha trascende la differenziazione tra Hīnayāna e Mahāyāna.
(37)
SHUNJŪ - Primavera e Autunno
Questo capitolo è indirizzato ad analizzare, dal punto di vista del Dharma, la corretta attitudine nei confronti di caldo e freddo. Il Maestro Dōgen dapprima commenta il kōan del Maestro Tōzan su come evitare caldo e freddo, e poi riporta i commenti su questo kōan da parte di numerosi altri Maestri.
(38)
KATTŌ - Groviglio Spirituale
Kattō indica due tipi di rampicanti, il Glicine e la Maranta, la natura dei quali è quella di aggrapparsi ad un sostegno e avvilupparsi attorno ad esso. Quindi, in Cina e Giappone, esse simboleggiano il groviglio; qualcosa di attorcigliato e complicato. Questa figura è utilizzata, dal Maestro Dōgen, per descrivere la realtà nella sua ineffabile complessità. Kattō indica anche il legame che indissolubilmente lega Buddha a Buddha, Maestro a discepolo. Il capitolo inizia con la trasmissione del Maestro Bodhidharma ai suoi quattro allievi, e si conclude con il commento ad un kōan del Maestro Jōshū sullo stesso tema.
(39)
SHISHO - Il Certificato della Successione
L’argomento qui trattato è relativo ad un documento che il maestro conferisce dopo che l’allievo ha realizzato il Dharma del Buddha. Non si tratta della padronanza intellettuale di una teoria filosofica bensì, come ha insegnato il Patriarca Bodhidharma, dell’ottenere la pelle, carne, ossa e midollo del proprio maestro, attraverso prassi ed esperienza, al di là di intelletto e logica, direttamente nel campo della prajñā. Questo è un aspetto fondamentale della tradizione buddhistica poiché rappresenta, di fatto, la vera garanzia che l’insegnamento originario sia pervenuto ai giorni nostri sostanzialmente inalterato. Ecco perché si è soliti dire che la trasmissione del Sigillo della Mente è “Da Maestro a Maestro, da Buddha a Buddha.”
(40)
HAKUJUSHI - La Quercia
Il capitolo è interamente dedicato al Maestro Jōshū Jushin. Il Maestro Dōgen narra la storia di questo Maestro, che condusse una vita molto povera e austera, citando alcuni passi della sua biografia. La seconda parte del capitolo, seguendo una divisione ideale, è incentrata sul famoso kōan: “Perché Bodhidharma è venuto da Occidente?” con un lungo commento alla risposta data dal Maestro Jōshū.
(41)
SANGAI YUISHIN - I Tre Mondi Sono Solo Mente
Il mondo del pensiero, della sensazione e dell’azione, rappresentano una idealistica suddivisione del mondo reale, ma non significa che sono prodotti dalla nostra mente. “I tre mondi sono solo mente” sintetizza l’insegnamento che la realtà esiste nel contatto tra soggetto e oggetto. Partendo da questo punto di vista, il Maestro Dōgen analizza alcuni insegnamenti del Buddha, su questo tema, e chiude il capitolo con un commento ad un kōan del Maestro Gensha.
(42)
SESSHIN SESSHŌ - Spiegare la Mente, Spiegare la Natura
Questo capitolo è dedicato in massima parte al commento di un kōan del Maestro Tōzan e all’analisi delle parole di altri maestri, sullo stesso argomento. Il Maestro Dōgen contesta la posizione di chi vorrebbe eliminare ogni studio e investigazione su mente e natura, a favore di un esclusivo lasciar cadere o abbandonare, e sottolinea la necessità e l’importanza di un forte spirito d’investigazione, nello studio del Dharma.
(43)
SHOHŌJISSŌ - La Reale Forma di Tutte le Cose
A differenza dell’idealismo che dubita della realtà dei fenomeni, e del materialismo che invece analizza, penetra, e divide le cose perdendo di vista ciò che è insito nell’intero, il Dharma del Buddha ci offre una visione diversa. Tale visione è espressa dalla frase “Tutte le cose e i fenomeni sono forma reale.” In questo capitolo il Maestro Dōgen ci spiega, attraverso il Sūtra del Loto, che tutti i dharma sono forma reale. Vedi Sūtra del Loto, pag. 71.
(44)
BUTSUDŌ - La Via del Buddha
In questo capitolo il Maestro Dōgen affronta l’argomento del Dharma come insegnamento unico e indivisibile. L’aspetto filosofico, l’aspetto etico legato all’azione e l’addestramento allo Zazen, formano un corpo unico: il corpo dell’Insegnamento del Buddha. Su questa base, il Maestro Dōgen, attraverso una lunga serie di esempi, mostra quanto sia errato l’uso di distinguere l’insegnamento in varie scuole, e critica l’utilizzo delle loro varie denominazioni.
(45)
MITSUGO - Insegnamento Segreto
In questo capitolo, attraverso il commento di due kōan (uno del Maestro Ungo e l’altro del Maestro Secchō), il Maestro Dōgen tratta la questione del presunto insegnamento segreto, trasmesso dal Buddha Śākyamuni a Mahākāśyapa sul Picco dell’Avvoltoio. Esaminando il rapporto esistente tra questo tipo d’insegnamento e quello tradizionale espresso dai sūtra, il Maestro Dōgen enfatizza la sottile profondità dell’insegnamento legato al sollevare un fiore, sul Picco dell’Avvoltoio.
(46)
MUJŌSEPPŌ - Gli Esseri Insenzienti Predicano la Legge
In questo capitolo l’insegnamento del Maestro Dōgen sottolinea come le cose inanimate quali alberi, torrenti e montagne, naturalmente e costantemente proclamino il Dharma. Anche gli uomini sanno proclamare il Dharma da esseri, in un certo senso, inanimati; ciò accade quando si dimori nella condizione non-emozionale. In particolare, per sottolineare questo punto di vista, il Maestro Dōgen commenta due colloqui: uno tra il Maestro Daishō ed un monaco, l’altro tra il Maestro Tōzan ed il Maestro Ungan.
(47)
BUKKYŌ - I Sūtra Buddhistici
Il titolo di questo capitolo è apparentemente uguale a quello del Cap. 34, la romanizzazione infatti è la stessa ma gli ideogrammi sono differenti; ciò spiega la differenza nei relativi sottotitoli. In questo capitolo, il Maestro Dōgen esamina il rapporto tra studio e risveglio e tra insegnamento e sūtra, ponendo un accento particolare sull’aspetto dell’agire quotidiano che, nei maestri del passato, è esso stesso insegnamento e sūtra. Il capitolo, che contiene anche un’apparente critica ai Maestri Rinzai e Ummon, si conclude con la confutazione dell’idea, abbastanza diffusa all’epoca, che Taoismo, Confucianesimo e Dharma del Buddha fossero, in fondo, lo stesso insegnamento.
(48)
HOSSHŌ - La Reale Natura dei Fenomeni
In questo breve capitolo, attraverso il commento ad un kōan del Maestro Baso, il Maestro Dōgen indaga sul rapporto tra la Dharmathā, o natura-dharma, la quintessenza, la natura ultima delle cose, e gli esseri senzienti nel loro agire quotidiano.
(49)
DHĀRANĪ - Formula Mistica
Il Maestro Dōgen definisce la grande Dhāranī come il corretto modo di venerare. A partire da tale interpretazione, tutto il capitolo è dedicato all’importanza del tradizionale rapporto di rispetto e gratitudine nei confronti di un Maestro, espresso ritualmente dalle prostrazioni a lui indirizzate.
(50)
SENMEN - Lavarsi il Viso
In questo capitolo l’insegnamento del Maestro Dōgen sottolinea come anche attività quotidiane di non grande impegno quali lavarsi, vestirsi ed assumere i pasti, rientrino nella normale prassi spirituale e come tali, vadano considerate e condotte a termine. Ritenere queste modeste azioni come prive di spiritualità o di contenuto religioso, è denigrare la Via e misconoscere l’attività quotidiana dei Patriarchi.
(51)
MENJU - Trasmissione Diretta, Viso a Viso
Questo capitolo tratta della trasmissione diretta del Dharma, viso a viso, tra Maestro e discepolo. Il Maestro Dōgen sottolinea l’importanza di questo rapporto diretto tra Maestro e allievo, commentando il famoso episodio in cui il Buddha Śākyamuni sollevò un fiore di udumbara e Mahākāśyapa sorrise. Il capitolo contiene un’appendice con un commento ad un insegnamento del Maestro Jōko.
(52)
BUSSO - I Buddha e i Patriarchi
In questo breve capitolo il Maestro Dōgen ci invita a venerare i cinquantasette Buddha e i Patriarchi dei suoi tempi. Confermando la tradizione, egli elenca i nomi dei Sette Buddha, dei ventotto Patriarchi Indiani e dei ventidue Patriarchi Cinesi, fino al Maestro Tendō Nyojō che egli spesso cita con le parole: “Il mio defunto Maestro, l’eterno Buddha”, o “L’eterno Buddha Tendō.”
(53)
BAIGE - Fiori di Pruno
La fioritura del pruno è precoce e appare quando ancora non vi sono altri fiori: l’immagine del ramo fiorito nella neve. Il Maestro Dōgen in questo capitolo espone e commenta gli insegnamenti del suo Maestro Tendō per mostrarci, attraverso questo puro evento naturale, il piano più alto dell’ineffabile, dove lo sbocciare di un fiore è lo sbocciare del risveglio.
(54)
SENJŌ - Lavare Purificando
La pulizia del corpo fisico equivale, nel Dharma del Buddha, al purificare la mente. Per questo motivo, azioni quali tagliarsi le unghie, rasarsi il capo, lavare il corpo, divengono tutti aspetti di una prassi religiosa molto importante. Il Maestro Dōgen, in questo capitolo, sottolinea la necessità di un corretto contegno anche in questo ambito, e fornisce una descrizione minuziosa delle regole in vigore, persino nell’uso del gabinetto. Infatti: “Anche al gabinetto i Buddha esercitano la Via.”
(55)
JIPPŌ - L’Intero Universo
Jippō si riferisce ai quattro punti cardinali, ai quattro punti intermedi, all’alto e al basso. “L’intero Universo nelle dieci direzioni” è una frase molto utilizzata dal Maestro Dōgen, come concreta espressione dello spazio. Spazio che qui viene esaminato attraverso il commento alle parole del Buddha Śākyamuni e di diversi altri maestri.
(56)
KEMBUTSU - Vedere il Buddha
Questo capitolo è dedicato alla visione illuminata della realtà. Per incontrare il Buddha bisogna divenire un Buddha, e questa condizione è raggiungibile soltanto attraverso la corretta visione e sperimentazione della realtà. A tal proposito, il Maestro Dōgen commenta alcuni estratti del Sūtra del Loto ed un insegnamento del suo Maestro Tendō. Il capitolo si chiude con il kōan del Maestro Jōshū: “Un ravanello smisurato cresce nel Jinshū.”
(57)
HENZAN - Studio Diretto Sotto Un Maestro
Letteralmente il titolo significa studiare estesamente, o anche esplorazione completa. È questo il senso profondo del ricercare e ricevere l’istruzione diretta, da parte un maestro. Non si tratta tanto di girovagare da un monastero all’altro, quanto piuttosto di approfondire ed esaurire lo studio sotto un Maestro, attraverso lo Zazen.
(58)
GANZEI - Visione Illuminata
In questo capitolo, l’insegnamento del Maestro Dōgen riguarda la “Visione illuminata”, cioé la retta visione legata all’acquisizione del risveglio. In questo caso, il Maestro Dōgen si avvale del commento ad un dialogo tra il Maestro Tōzan e il Maestro Ungan, e di numerosi insegnamenti del suo Maestro Tendō.
(59)
KAJŌ - La Vita Quotidiana
In questo capitolo il Maestro Dōgen, sgomberando il campo da ogni nostra presunzione, ci mostra come la sacralità del vivere spirituale non consista in altro che nell’esplicare le più normali attività quotidiane quali indossare gli abiti, assumere i pasti, andare di corpo. Ben lungi dall’essere riduttiva, questa natura semplice e ordinaria è la più pura manifestazione del risveglio.
(60)
SANJUSHICHIHON-BODAI-BUMPŌ - Le Trentasette Condizioni Propizie al Risveglio
Tradizionalmente queste condizioni sono attribuite alla scuola Hīnayāna. Ciò nonostante, il Maestro Dōgen, non discriminando sulla divisione tra Hīnayāna e Mahāyāna, investiga que-sti trentasette elementi basandosi sulla prassi dello Zazen. Da notare che, nell’investigare la Retta Azione, il Maestro Dōgen si dilunga sulla considerazione che nessuno studente laico ha mai conseguito la verità, nemmeno il tanto celebrato Vimalakīrti.
(61)
RYŪGIN - Il Ruggito del Drago
Nella Cina antica queste parole indicavano qualcosa che va al di là della semplice percezione uditiva; una specie di contatto mistico con la natura. In questo capitolo il Maestro Dōgen insiste sul fatto che la realtà, che è completa in sé, non può essere limitata all’area delle percezioni sensoriali. Attraverso il commento di un famoso kōan del Maestro Daidō e delle parole dei Maestri Kyōgen, Sekitō e Sōzan, il Maestro Dōgen ci dimostra ciò che non può essere udito solo attraverso le orecchie.
(62)
SOSHISEIRAII - Perché il Primo Patriarca Venne da Occidente
In questo capitolo il Maestro Dōgen commenta il famoso kōan del Maestro Kyōgen che narra di un uomo che, aggrappato con la bocca ad un ramo a strapiombo su un baratro, viene interrogato sul significato della venuta dall’India del Patriarca Bodhidharma. Come dovrà rispondere?
(63)
HOTSUMUJŌSHIN - Lo Sviluppo della Mente Suprema
Questo capitolo è molto simile al cap. 79, Hotsu-Bodaishin. I due capitoli, inoltre, pur essendo espressi con parole diverse, riportano la stessa data di proclamazione. È possibile che Hotsu-Mujōshin fosse l’insegnamento rivolto ai laici intenti alla costruzione del Daibutsuji, e che Hotsu-Bodaishin fosse invece l’insegnamento rivolto ai monaci. Enfatizzando l’iniziale risveglio della mente che cerca il Buddha e la determinazione allo studio, l’inse-gnamento del Maestro Dōgen si sviluppa attraverso il commento ad alcune parole del Buddha e ad una citazione dall’Avantamsaka Sūtra.
(64)
UDONGE - Il Fiore di Udumbara
È questo un fiore dalle sembianze particolari. Infatti i suoi petali avvolgono il frutto, come una buccia. A causa di ciò, nell’India antica, si riteneva fosse un albero privo di fiori; perciò il fiore di Udumbara simboleggiava un accadimento raro, quale ad esempio la realizzazione della verità. Il capitolo è interamente dedicato alla trasmissione del Buddha sul Picco dell’Avvoltoio e agli insegnamenti del Maestro Nyojō, su questo tema.
(65)
NYORAIZENSHIN - L’Intero Corpo del Tathāgata
In questo breve capitolo il Maestro Dōgen commenta alcuni passi del Sūtra del Loto e sottolinea come questo e tutti gli altri Sūtra, di fatto, non siano altro che “L’intero Corpo del Tathāgata”.
(66)
ZANMAI Ō ZANMAI - Il Re di Tutti i Samādhi
L’equilibrata condizione di corpo e mente che possiamo sperimentare durante lo Zazen, non è altro che questo. In questo capitolo, interamente dedicato allo Zazen, il Maestro Dōgen commenta alcuni insegnamenti del Buddha Śākyamuni e del Maestro Tendō sullo Zazen e sulla condizione del Samādhi.
(67)
TEMBŌRIN - Il Girare della Ruota della Legge
Trattando il tema dell’insegnamento, in questo capitolo il Maestro Dōgen sottolinea come, persino un testo apocrifo, attraverso il commento di un vero maestro possa condurre al fondamento di mente e corpo, e al risveglio. Il Maestro Dōgen ribadisce poi che l’assidua prassi dello Zazen non differisce dalla proclamazione del Dharma.
(68)
DAISHUGYŌ - La Grande Prassi della Via
Questo capitolo è interamente dedicato alla storia del Maestro Hyakujō e la volpe selvatica. Attraverso il commento al kōan “Chi ha conseguito la Via è ancora soggetto a causa ed effetto?”, il Maestro Dōgen affronta il tema del karma o legge di causa ed effetto, suggerendo profondi spunti d’investigazione.
(69)
JISHŌZAMMAI - Il Samādhi del Risvegliarsi da Sé
In questo capitolo dedicato alla prassi come risveglio da sé, il Maestro Dōgen sottolinea l’importanza del seguire un Maestro, dello studio dei sūtra e dello Zazen, attraverso la profonda ed equilibrata condizione della mente pacificata. L’insegnamento prosegue attraverso la storia di Daie Sōkō e dei suoi rapporti con i Maestri Ummon, Tōzan, Tandō, ed Engo, nell'infruttuoso tentativo di ottenere da essi la certificazione del suo presunto risveglio.
(70)
KOKŪ - Vacuità Universale
Il Maestro Dōgen affronta il basilare argomento del vuoto o meglio della (ākāśa), principalmente attraverso il commento a due kōan che trattano il tema della vacuità universale. Il primo è la famosa storia del Maestro Shakkyō che afferra con forza il naso del suo discepolo, il secondo è una discussione tra il Maestro Baso e il monaco Seizan, sullo spiegare i sūtra attraverso la vacuità universale.
(71)
HŌU - La Ciotola per le Elemosine
Questo breve capitolo tratta del significato della ciotola per le elemosine che, assieme al Kesa, è simbolo della condizione monacale e della trasmissione da legittimo successore a legittimo successore. Il Maestro Dōgen utilizza il commento del Maestro Nyojō al kōan del Maestro Hyakujō su “La cosa più importante del mondo.”
(72)
ANGO - Il Periodo di Addestramento
In India, i circa tre mesi piovosi della stagione monsonica erano utilizzati per l’addestra-mento intensivo allo Zazen. Questo capitolo è interamente dedicato dapprima all’elogio di questa tradizione che lo stesso Maestro Dōgen aveva sperimentato in Cina, e poi ad una precisa descrizione delle regole e dei tanti formali relativi ad alcuni momenti del grande ritiro estivo di novanta giorni.
(73)
TASHINTSU - Leggere la Mente degli Altri
Il capitolo è interamente dedicato alla storia sull’incontro tra il Maestro Echu e l’indiano Daini Sanzō, e sulla presunta capacità di questi di leggere la mente degli altri. A questo, seguono le relative interpretazioni di cinque famosi maestri che, tuttavia, il Maestro Dōgen non ritiene soddisfacenti. Il capitolo si conclude con l’esortazione a sforzarsi di leggere la propria mente, piuttosto che disperdersi nel cercare di leggere la mente altrui.
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ŌSAKUSENDABA - La Richiesta del Maestro
‘Sendaba’ è la resa fonetica del sanscrito ‘saindhava’, parola utilizzata per indicare diversi prodotti generici. Tradizionalmente, il significato multiplo delle parole è utilizzato per esprimere i molteplici aspetti della realtà. In questo capitolo il Maestro Dōgen ci mostra un punto di vista più alto, dove questa ambiguità sparisce, lasciando il posto all’azione non più soggettiva, ma guidata dalla reale intuizione.
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SHUKKE - La Rinuncia al Mondo
Questo capitolo esorta alla rinuncia al mondo, a favore della condizione di monaco. Questa rinuncia è un presupposto fondamentale al conseguimento della verità. Il Maestro Dōgen, dopo aver sottolineato l’importanza dei precetti Buddhistici, commenta il ben noto episodio dell’ordinazione del brahmāno ubriaco.
(76)
SHUKKE KUDOKU - La Virtù della Rinuncia al Mondo
Questo lungo capitolo è dedicato all’elogio della vita monastica e sottolinea la grande importanza attribuita all’abbandono della vita familiare. Infatti, le abitudini e i vincoli che, sia pure inconsapevolmente, ad essa ci legano, sono veri e propri impedimenti sulla via alla verità. Attraverso l’analisi e il commento di diverse storie e citazioni, il Maestro Dogen ci spiega l’importanza e i meriti di questo tradizionale aspetto del Dharma.
(77)
JUKAI - Prendere i Precetti
È questo il modo tradizionale di entrare nella comunità del Buddha. Si tratta in altre parole di rimarcare la propria volontà e determinazione attraverso un atto formale tradizionale. In questo capitolo il Maestro Dōgen spiega il significato di questa cerimonia ed illustra in dettaglio le formule ed il loro significato.
(78)
KESA KUDOKU - Il Merito dell’Indossare il Kesa
Il Kesa, in sanscrito kāsāya, rappresenta il tradizionale abito del Buddha. L’insegnamento del Maestro Dōgen è qui interamente dedicato alla condotta di un monaco o di un laico, specificamente nell’indossare gli abiti e nel consumare i pasti, che sono le azioni fondamentali nella prassi dello studio. Non a caso, il kasāya, o kesa, e la pātra o ciotola, sono i più noti simboli della vita buddhistica e sono i due oggetti che tradizionalmente fanno parte della trasmissione da maestro a maestro, da Buddha a Buddha. Il testo ci fornisce anche una precisa descrizione dei vari tipi di kesa e del loro relativo utilizzo.
(79)
HOTSU BODAI-SHIN - Risvegliare la Mente che Cerca il Buddha
Questo capitolo rappresenta in pratica un elogio della mente che ricerca il risveglio e, pur espresso in modo differente, è molto simile al cap. 63, Hotsumujōshin, tanto da riportare la medesima data di predicazione. Qui, l’insegnamento del Maestro Dōgen si sviluppa attraverso il commento di una poesia del Buddha Kāśyapa, di due citazioni dal Sūtra del Loto, e della famosa domanda al Buddha sulla velocità del sorgere e svanire del corso dell’esistenza. Il capitolo chiude esaminando alcuni degli impedimenti che possono ostacolare, o comunque contaminare il sorgere di questa mente.
(80)
KUYŌSHOBUTSU - Venerare i Buddha
Questo capitolo è incentrato sull’effettuare offerte ai Buddha, con un cuore puro e cioè senza nulla desiderare o, tantomeno, pretendere in cambio. Il Maestro Dōgen sottolinea l’importanza dell’azione concreta dell’offrire, piuttosto che di una generica religiosità di tipo intellettuale che non si esprima, alla fine, in un gesto tangibile. Naturalmente, all’interno dell’effettuare offerte ai Buddha, è contenuta anche l’offerta dei propri servigi, del proprio studio, e delle proprie acquisizioni.
(81)
KIE BUPPOSO-BO - Prendere Rifugio nei Tre Tesori
In questo capitolo il Maestro Dōgen sottolinea l’importanza del votare se stessi ai Tre Tesori. “Prendo rifugio nel Buddha, prendo rifugio nel Dharma, prendo rifugio nel Samgha” è la formula tradizionale che apre la porta ai Tre Tesori. ‘Buddha’ è Gautama Buddha ma denota anche tutti coloro che hanno acquisito la condizione di Buddhità; ‘Dharma’ significa la realtà così com’è, e ‘Samgha’ significa la comunità dei monaci, delle monache, dei laici e delle laiche. Il Maestro Dōgen sostiene che la quint’essenza dell’insegnamento è proprio la devozione ai Tre Tesori. Questo capitolo in alcune edizioni è titolato “Kie Sanbo”.
(82)
JINSHIN INGA - Profonda Fiducia nella Causalità
In questo capitolo il Maestro Dōgen sottolinea l’importanza del chiarimento e della comprensione della legge di causa ed effetto. Anche in questo capitolo l’insegnamento inizia, così come nel cap. 68 Daishugyō, con la famosa storia del maestro che, per aver dato una risposta sbagliata, era rinato sotto forma di volpe selvatica. Il Maestro Dōgen prosegue poi commentando le parole espresse da diversi maestri, sempre sul principio di causalità.
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SANJI GŌ - I Tre Momenti della Retribuzione Karmica
Questo capitolo è un ideale proseguimento di quanto espresso nel capitolo precedente, Jinshin Inga. Il Maestro Dōgen insiste nel sottolineare che ogni cosa nell’Universo è soggetta alla legge di causa ed effetto, senza alcuna eccezione, anche se i suoi effetti possono non essere immediatamente percepiti. Il Maestro Dōgen ci illustra quindi alcuni esempi in cui la retribuzione karmica avviene sia nel corso della stessa esistenza, sia nel corso di un arco di tempo più lungo.
(84)
SHIME - I Quattro Cavalli
Questo breve capitolo è incentrato sulla famosa storia dei quattro tipi di cavallo ed il Maestro Dōgen, attraverso questa similitudine non fa altro che indicarci le varie tipologie legate al carattere-personalità e quindi alla capacità intuitiva di ogni allievo.
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SHIZENBIKU - Un Monaco al Quarto Dhyāna
L’insegnamento del Maestro Dōgen evidenzia quanto sia facile e pericoloso coltivare idee erronee circa l’insegnamento e i diversi livelli di acquisizione ad esso eventualmente legati. Viene poi sottolineato come il radicare un’errata visione, conduca inevitabilmente ad errori grossolani e a false credenze come quella che vorrebbe equiparare al Dharma del Buddha gli insegnamenti di Lao-tzu e di Confucio.
(86)
IPPYAKU-HACHI HŌMYŌ-MON - Le Cento e Otto Porte del Risveglio
Il Maestro Dogen riporta in questo capitolo un racconto relativo ad una delle precedenti esistenze del Buddha Śākyamuni. Nella storia, il Bodhisattva Protettore del Risveglio, sul punto di lasciare il Cielo Tusita, trasmette questi cento e otto insegnamenti.
(87)
HACHIDAI-NINGAKU - Gli Otto Grandi Mezzi al Risveglio
Prima di entrare nel Parinirvāna, il Buddha Śākyamuni trasmise un ultimo Insegnamento. Il Maestro Dōgen, sentendo avvicinarsi il momento della sua morte, ritenne di esporre questo insegnamento, come fosse un lascito particolare per i suoi discepoli. Di fatto fu il suo ultimo insegnamento pubblico.
(88)
BENDŌWA - Una Storia sulla Prassi
È questo il primo trattato, in ordine di tempo, direttamente scritto dal Maestro Dōgen e poi incluso nello Shōbōgenzō. È un capitolo particolarmente importante in cui sono trattati sinteticamente tutti i capisaldi dell’insegnamento ricevuto in Cina. Simulando domande e risposte, egli mette a fuoco i temi fondamentali rispetto alle perplessità diffuse tra i suoi ascoltatori di allora (e di ora): l’efficacia dello Zazen, l’identità tra prassi e risveglio, l’utilità o meno dello studio dei Sūtra e degli aspetti rituali, la non distinzione tra monaci e laici, ecc. Questo capitolo fu rinvenuto a Kyōto durante l’era Kambun (1661-1673) e apparve nell’edizione in novantacinque capitoli edita dal Maestro Hangyo Kozen, nell’era Genroku (1688-1704).
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BODAISATTA SHISHŌBŌ - Le Quattro Azioni Benefiche del Bodhisattva
Il Dharma del Buddha attribuisce grande importanza all’azione in generale, privilegiando sempre l’aspetto concreto e fattivo piuttosto che l'atteggiamento intellettivo. Questo è particolarmente valido rispetto all’agire in relazione ad altri. In questo capitolo il Maestro Dōgen analizza le quattro basilari modalità di comportamento nel quotidiano agire di un Bodhisattva.
(90)
HOKKE TEN HOKKE - Solo un Vero Fiore Mostra il Suo Vero Volto
Questo capitolo, scritto di pugno dal Maestro Dogen, è interamente dedicato al Sūtra del Loto, Hokke Kyō in giapponese, che è generalmente considerato il Sūtra più importante e profondo di tutti. Attraverso esso, infatti, il Buddha Śākyamuni ha trasmesso l’Ekayāna, quell’“Unica Via” che trascende e che comprende in sé tutti i precedenti insegnamenti, parziali e provvisori. Per il Maestro Dogen, l’Hokke Kyō non è solo un Sūtra buddhistico, ma è lo stesso intero Universo, è la verità eterna, è la vita eterna dei Buddha. L’argomento è sviluppato commentando un dialogo tra il sesto Patriarca cinese e uno studente, nonché alcuni dei passi più importanti del Sūtra stesso.
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SHŌJI - Vita e Morte
In questo breve capitolo il Maestro Dōgen affronta l’argomento vita e morte, in particolare attraverso il commento a due kōan: uno del Maestro Kassan Zen-e, l’altro del Maestro Jōzan Shin-ei.
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YUIBUTSU YOBUTSU - Soltanto i Buddha, Assieme ai Buddha
Il titolo di quest’ultimo capitolo riprende la famosa frase del Sūtra del Loto: “I Buddha da soli, assieme ai Buddha sono direttamente capaci di perfettamente realizzare che tutti i dharma sono forma reale.” Il Maestro Dōgen in questo capitolo enfatizza come, di fatto, non sia possibile comprendere il risveglio prima di averlo sperimentato. Ecco perché si dice che i Buddha insegnano ai Buddha.