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KATTŌ

Groviglio Spirituale

 

 

Kattō indica due tipi di rampicanti, il Glicine e la Maranta, la cui natura è di aggrapparsi ad un sostegno e di avvilupparsi attorno ad esso. Quindi, in Cina e Giap­pone, esse simboleggiano il groviglio; qualcosa di attorcigliato e complicato. Questa figura è utilizzata, dal Maestro Dōgen, per de­scrivere la realtà nella sua ineffabile complessità. Kattō indica anche il legame che indissolubilmente lega Buddha a Buddha, Mae­stro a discepolo. Il capitolo inizia con l’analisi della trasmissione del Maestro Bodhidharma ai suoi quattro allievi, e si conclude con il commento ad un kōan del Maestro Jōshū sullo stesso tema.

 

Solo Mahākāśyapa, sul Picco dell’Avvoltoio, ricevette l’Occhio e il Tesoro della Vera Legge, ed il supremo risveglio del Buddha Śākyamuni. Questi furono ininterrot­ta­mente tra­smessi fino al ventottesimo Patriarca Bodhidharma. Bodhidharma andò in Cina come primo Patriarca, e trasmise l’Oc­chio e il Tesoro della Vera Legge e la suprema il­lumina­zione, al Grande Maestro Shō­shū Fukaku[1] che in seguito divenne il secondo Patriarca. Il ventot­tesimo Patriarca venne in oriente come primo Patriarca cinese, e il ventinove­simo Patriarca è il secondo Patriarca cinese. Questo è il modo cinese di compu­tare.

Il primo Patriarca studiò sotto Prajnātāra, appren­dendo da lui l’Insegnamento del Buddha, l’es­senza della Via, e riceven­done infine la trasmissione. Egli ereditò l’intima radice dell’inse­gnamento e la trasmise ai suoi discendenti.

Generalmente, i saggi studiano per troncare la radice dei loro grovigli spirituali, ma non utilizzano i grovigli per troncare i gro­vigli. Cono­scono essi forse come usare i grovigli al fine di trasmettere i gro­vi­gli? È raro trovare qualcuno che sappia che non si possono disgiungere i grovigli dalla trasmissione del Dharma. Pochi hanno sperimentato o anche solo udito ciò. Com’è mai possi­bile che molte persone possano sperimentarlo?

Il mio defunto Maestro, un antico Buddha, disse: “Una zucca è in verità un tipo di glicine; i suoi viluppi ne fanno una zucca.” Tale insegna­mento non può essere rintracciato al­trove, nel pas­sato o nel presente. Fu il mio defunto Maestro, per primo, a rive­lare questo insegnamento. Questi viticci aggrovi­gliati sono come i Bud­dha e i Patriarchi che trovano i Bud­dha e i Patriarchi, o come i Bud­dha e i Patriarchi di fronte ai Buddha e ai Patriarchi. È la trasmissione da mente a mente.

Il ventottesimo Patriarca disse ai suoi discepoli: “È giunto per voi il momento di dirmi che cosa avete conseguito.” L’allievo Dōfu[2] disse: “Questa è la mia opinione: non essere né attaccati né non-attaccati a parole o lettere. Utilizzare questa condizione libera­mente.” Bodhidharma gli disse: “Tu possiedi la mia pelle.” La mo­naca Sōji[3] disse: “Questa è la mia attuale comprensione: dopo che Ānanda ebbe visto per una sola volta la terra di Buddha di Aksobhya, non la guardò mai più.” Bo­dhi­dharma disse: “Tu possiedi la mia carne.” Il terzo allievo, Dōiku[4] disse: “I quattro elementi sono vuoti, i cinque skandha[5] non-esi­stenti. Per me, non vi è una sola cosa da conqui­stare.” Il Pa­triarca disse: “Tu possiedi le mie ossa.” Infine Eka, senza par­la­re, si prostrò tre volte e tornò al suo posto. Bodhidharma disse: “Tu possiedi il mio midollo.” Gli trasmise poi il suo Dharma e la sua veste, de­signandolo così quale secondo Patriarca.

Dobbiamo investigare sulle parole del primo Pa­triarca: “Tu possiedi la mia pelle, carne, ossa e midollo” perché  sono parole di Pa­triarca. Ognuno degli allievi possedeva una certa compren­sione e al­cune buone qualità. Ognuna di queste qualità è la pelle, carne, ossa e midollo di corpo e mente liberati, e cioè la pelle, carne, ossa e mi­dollo di corpo e mente lasciati cadere. Non dovremmo né ascoltare né stu­diare nessuna delle parole del Patriarca con at­teggiamento su­perficiale o discriminante. Le sue parole non sono questo, o quello, nel ten­tativo di descri­vere il tutto. Tuttavia, coloro che non hanno ricevuto la corretta trasmissione pensano che i quattro disce­poli avessero differenti li­velli di comprensione, e che vi sia qualche differenza tra le paro­le pelle, carne, ossa e midollo, utilizzate dal primo Pa­tri­arca. Costoro riten­gono che pelle e carne siano più marginali ri­spetto a ossa e midollo. Essi credono, anche, che il secondo Patriarca ri­cevette il mi­dollo per­ché la sua comprensione era la migliore. Se soste­niamo questo, non abbiamo stu­diato i Buddha e i Patriarchi né abbiamo ricevuto la corretta trasmissione.

Dovremmo sapere che la pelle, carne, ossa e mi­dollo del primo Patriarca non hanno nulla a che fare con la loro ri­spettiva pro­fondità. Anche se vi può essere una differenza di comprensione, ciò che di fatto il Patriarca disse è: “Tu possiedi ...” Questo sta a signifi­care che l’insegnamento che è contenuto tanto in “Tu pos­siedi il mio midollo”, quanto in “Tu possiedi le mie ossa”, può essere utiliz­zato per istruire e gui­dare la gente. Non vi è alcun concetto di suffi­cienza o insufficienza. Equivalgono tutti al gesto di solle­vare il fiore, o alla trasmissione dell’abito.[6] Fin dall’inizio, ciò che il primo Patriarca disse era la me­desima cosa. Benché le cose dette fossero uguali, non neces­sa­riamente sono uguali le quattro interpretazioni. Le interpreta­zioni dei quattro discepoli possono es­sere diverse, ma le parole del Patriarca sono sem­pre le parole di un Patriarca.

Spesso l’intenzione di chi parla e la com­prensione di chi ascolta non coincidono. Per esem­pio, quando Bodhidharma parlò ai suoi quattro di­scepoli voleva dire: “Tu possiedi me at­traverso la tua pelle.” Ora, se il secondo Patriarca avesse cen­tomila allievi, certo vi sarebbero centomila interpretazioni; non vi è limite alcuno. Nel caso in questione ci sono solo quattro discepoli e, di conseguenza, abbiamo i quattro aspet­ti di pelle, carne, ossa e midollo. Ma, se si fosse men­zionato anche qualcun altro, di certo vi sarebbe stata una diversa in­terpretazione.

Nel rivolgerci al secondo Patriarca dob­biamo essere capaci di comprendere il significato di “Tu possiedi la mia pelle.” Anche se c’è: “Tu possiedi la mia pelle”, ancora deve sussistere una trasmissione dell’Occhio e Tesoro della Vera Legge del se­condo Patriarca; ciò indipendentemente dal pos­sesso di pelle, carne, ossa e midollo. Nel caso di Dōfu, Dōiku e Sōji, dobbiamo com­pren­de­re il significato di: “Tu possiedi il mio midollo.” Anche se pos­sediamo solo la pelle, pure dobbiamo possedere il Dhar­ma. Corpo e mente di Bodhidharma sono la sua pelle, carne, ossa e midollo. Ma ricordate, non è che il suo midollo sia profondo, né la sua pelle superficiale. Se siamo capaci di aprire l’occhio dell’in­ve­stigazione e ri­cevere il sigillo di “Tu possiedi la mia pelle”, quello è il giusto modo di possedere Bodhidharma: la sua intera pelle, carne, os­sa, midollo, corpo e mente, corpo e corpo, mente e mente. È un Patriarca che è completamente un Patri­arca; egli dice: “Tu pos­siedi il mio intero corpo.” Quando questo Patriarca si mostra e parla a centi­naia di mi­gliaia di allievi, dice: “Tu pos­siedi la mia pelle.” Ognu­no dei disce­poli farà pro­babilmente una distinzione tra pelle e carne, ossa e midollo.

Se Bodhidharma avesse avuto sei o sette allievi sotto di sé, avrebbe detto “Tu possiedi il mio cuore”, “Tu pos­siedi il mio corpo”, “Tu pos­siedi il mio Buddha”, “Tu possiedi i miei occhi il­luminati”, “Tu pos­siedi il mio risveglio” e così via. Tu, significa talvolta Bodhi­dharma, talvolta Eka. Dobbiamo investigare a fondo il principio di ‘possiedi’. Dobbiamo anche conoscere le espressioni ‘tu pos­siedi me, ‘io pos­siedo te’, e anche ‘posse­dendo me e te’, ‘possedendo te e me’. Se esaminiamo a fondo corpo e mente del Patriarca e diciamo che interno ed esterno non sono uno e che non c’è uni­tà nell’intero corpo, allora non stiamo realizzando la terra dei Buddha e dei Pa­triarchi.

Possedere la pelle significa possedere car­ne, ossa e mi­dollo. Possedere le ossa e il midollo significa possedere il volto originale di pelle e carne. Il corpo dell’intero Universo non è sol­tanto il corpo di Bodhidharma, ma è la sua pelle, carne, os­sa e midollo. Dunque, pos­siamo dire “Tu possiedi il mio abito” e “Tu possiedi la mia Legge.” Inol­tre, le parole di Bodhidharma e quelle dei disce­poli trascendono uni­versale e particolare; di conseguenza, maestro e discepolo impa­rano insieme.

Questo comune investigare e cercare la Via tra maestro e al­lievo è kattō, vale a dire l’intrecciarsi spi­rituale e fisico dei Bud­dha e dei Patriarchi. Esso costituisce la vita stessa dei Buddha e dei Pa­triar­chi; pelle, carne, ossa e midollo formano il sorriso di Mahākāśyapa. Dobbiamo inoltre studiare che il seme di questo groviglio ha la capa­cità di liberarci; sono rami, foglie, fiori e frutti che si intrecciano a formare la pianta. Essi sono recipro­camente legati l’un l’altro ben­ché sembrino indi­pendenti; qui, Buddha e Patriarchi sono realizzati, e la vera forma emerge.

Il Grande Maestro Jōshū Shinsai,[7] così disse ad una assemblea di monaci: “Mahākāśyapa trasmise la Legge ad Ānanda. A chi la tra­smise Bodhidharma?” Un mo­na­co rispose: “Tutti sanno che è il se­condo Pa­triarca a possedere il midollo dell’inse­gnamento di Bodhi­dharma. Perché mai poni una simile domanda?” Il Maestro disse: “Non diffamare in questo modo il secondo Patriarca!” E continuò di­cendo: “Bodhi­dharma af­fermò che quelli all’esterno ricevono la pelle e quelli all’interno ricevono le ossa. Che cosa rice­vono coloro che si trovano nella parte più in­tima?” Il mona­co chiese: “Qual è il princi­pio per ottenere il mi­dollo?” E il Maestro: “Tu possiedi solo la pelle, e questo vecchio monaco non fa asse­gnamento sul midollo.” Il mo­naco chiese ancora: “Cos’è que­sto midollo?” Il Maestro rispose: “Se fai una do­manda simile, non sei neppure capace di otte­nere la pelle.”

 Dunque, dovremmo capire che se non abbiamo la capacità di ottenere la pelle, non ci sarà pos­sibile ottenere il midollo. Se sap­piamo ot­tenere la pelle sappiamo ottenere il midollo. Dob­biamo chia­rire il principio di: “Se fai una domanda simile non sei neppure ca­pace di ottenere la pelle.”

Rispondendo alla domanda “Qual è il princi­pio per ot­tenere il midollo?”, il Maestro disse: “Tu possiedi solo la pelle, e questo vec­chio monaco non fa assegnamento sul midollo.” Trovare la pelle e non fare assegnamento sul mi­dollo, è il principio che sta dietro al con­se­guimento del midollo. È per questo che nasce una do­manda di tipo: “Lo sanno tutti che era il se­condo Pa­triarca a posse­dere il midollo dell’insegnamento di Bodhidharma. Perché poni una simile domanda?” Con­siderando la trasmissione da Mahākāśyapa ad Ānanda, vediamo che l’in­tero corpo di Ānanda fu assor­bito da Mahākāśyapa; essi di­ven­nero una cosa sola. Nondimeno, nel momento della trasmissione, volto, occhi, pelle, carne, ossa e midollo non pos­sono evitare di essere, in qualche mi­sura, mutati. È per questo che Jō­shū chiese: “A chi tra­smise il Dharma, Bodhidharma?”

Quando Bodhi­dharma decise di trasmettere la Legge, era già il vero Bodhi­dharma, e quando il secondo Patriarca ne pos­sedette il midollo, era già diventato Bodhidharma. Questo è il principio sot­to­stante l’intatta trasmissione della Legge del Buddha, fino alla no­stra epoca. Senza tale principio, il Dharma non avrebbe potuto essere trasmesso. Dobbiamo inve­stigare attentamente questo principio, comprenderlo noi stessi e insegnarlo ad altri.

Quelli all’ester­no ricevono la pelle, mentre quelli all’in­terno ri­cevono le ossa. Cosa ricevono coloro che si trovano nella parte più intima?” Qui ester­no e interno indicano in modo di­retto l’essenza. Quan­do diciamo esterno, questo significa che pelle, car­ne, ossa e midollo sono all’interno. Ecco perché, dunque, i quattro disce­poli di Bodhidharma investigarono lo sviluppo di innumere­voli tipi di pelle, di carne, di ossa e di midollo. Non pen­sate che non esista alcun altro sviluppo al di fuo­ri del midollo. Esistono altri sviluppi.

Il discorso che l’antico Buddha Jōshū tenne ai mo­naci è la vera Via del Buddha, e Maestri quali Rinzai, Tokusan, Dai-e, Um­mon e altri non gli sono superiori; tuttavia, non pos­sono nemmeno so­gnarsi il livello da lui raggiunto. Come pos­sono comin­cia­re a par­larne? Anche gli anziani dei giorni no­stri, che non comprendono il Dharma, non ne sanno nulla e nell’ascoltare un simile discorso riman­gono total­mente stupiti.

Il Maestro Zen Secchō Myōkaku,[8] disse: “Sia Jōshū, sia Bō­kūshu sono antichi Buddha.” Ecco quindi che la Via degli antichi Buddha è l’esperienza del risveglio del Dharma del Buddha, ed è la comprensione della propria essenza. Il Grande Maestro Seppō Shin­kaku,[9] disse: “Jōshū è un antico Buddha.” Entram­bi questi Patriarchi elogiarono l’antico Buddha Jōshū. Sap­piamo così, che i Buddha anti­chi trascen­dono lo sviluppo di pas­sato e presente. Il prin­ci­pio del reciproco intrecciarsi reciproco di pelle, carne, ossa e midollo è la misura dell’utilizzo, da parte degli an­tichi Buddha, dell’espressione “Tu pos­siedi me.” Dobbiamo in­ve­stigare sopra questa misura, e chiarirla. “Il primo Patriarca ri­tornò in Occi­den­te.” Questa è un’interpretazione er­rata. Sōun[10] af­fer­ma di aver incontrato Bodhidharma sulla via del ri­torno verso l’India; come può essere vero? Come poté vedere le azioni di Bodhidharma? Corretta è l'affermazione che, dopo l’ingresso nel parinirvāna, le ceneri di Bodhidharma furono sotterrate in Cina, sul monte Uji.

 

 

Trasmesso ai monaci il 7 lu­glio 1242, nel Kannondōri-Koshōhōrinji, Yamashiro, nell’Uji.

Trascritto da Ejō, il 3 marzo 1243, nell’alloggio del discepolo principale del Kip-pōji, Yoshida-gun. 

 

 

 

 

 



[1] Il Maestro Taiso Eka (487-593), il successore del Maestro Bodhidharma. Noto anche come Jinkō Eka. [Shen-kuang Hui-k’o]

[2] Il Maestro Dofuku (464-524), un successore del Maestro Bodhidharma.

[3] Il Maestro Sōji (?), uno dei successori del Maestro Bodhidharma. Era la figlia dell’Imperatore Bu della dinastia Liang. Monaca Sōji è il suo titolo, mentre il suo nome da monaca è Myōren.

[4] Il Maestro Dōiku (?), un successore del Maestro Bodhidharma.

[5] I cinque skanda o aggregati sono: rūpa (il corpo-forma), vedanā (la sensa­zione), samjñā (la percezione, la nozione), samskarā (le impressioni risultanti, gli elementi della coscienza, lett. “I formati e i formanti”), e vijñāna (la coscienza individuale, la conoscenza discriminante).

[6] Si riferisce rispettivamente alla trasmissione del Buddha a Mahākāśyapa, ed alla trasmissione del Maestro Daiman Kōnin al sesto Patriarca, Daikan Enō. Si veda il cap. 16, Gyōji.

[7] Il Maestro Jōshū Jūshin (778-897), uno dei successori del Maestro Nansen Fugan. [Chao-chou Ts’ung-shen]

[8] Il Maestro Setchō Jūken (980-1052), nella linea di trasmissione del Maestro Unmon Bun’en. Myōkaku Zenji è il suo nome postumo. [Hsüeh-tou Chung-hsien]

[9] Il Maestro Seppō Gison (822-907), uno dei due successori del Maestro Tokusan Senkan. Shinkaku Zenji è il suo titolo postumo. [Hsüeh-feng I-ts’un]

[10] Sōun era un monaco cinese che, nel 518, fu mandato in India con un editto imperiale. Tre anni più tardi egli ritornò con una vasta raccolta di sūtra e di commentari Mahāyāna. Nel Keitoku Dentorōku è detto che, mentre era sulla via del ritorno, Sōun incontrò il Patriarca Bodhidharma (tre anni dopo la morte di quest’ultimo).