(38)
KATTŌ
Groviglio Spirituale
Kattō indica due tipi di rampicanti, il Glicine e la Maranta, la cui natura è di aggrapparsi ad un sostegno e di avvilupparsi attorno ad esso. Quindi, in Cina e Giappone, esse simboleggiano il groviglio; qualcosa di attorcigliato e complicato. Questa figura è utilizzata, dal Maestro Dōgen, per descrivere la realtà nella sua ineffabile complessità. Kattō indica anche il legame che indissolubilmente lega Buddha a Buddha, Maestro a discepolo. Il capitolo inizia con l’analisi della trasmissione del Maestro Bodhidharma ai suoi quattro allievi, e si conclude con il commento ad un kōan del Maestro Jōshū sullo stesso tema.
Solo Mahākāśyapa, sul Picco dell’Avvoltoio, ricevette l’Occhio e il Tesoro della Vera Legge, ed il supremo risveglio del Buddha Śākyamuni. Questi furono ininterrottamente trasmessi fino al ventottesimo Patriarca Bodhidharma. Bodhidharma andò in Cina come primo Patriarca, e trasmise l’Occhio e il Tesoro della Vera Legge e la suprema illuminazione, al Grande Maestro Shōshū Fukaku[1] che in seguito divenne il secondo Patriarca. Il ventottesimo Patriarca venne in oriente come primo Patriarca cinese, e il ventinovesimo Patriarca è il secondo Patriarca cinese. Questo è il modo cinese di computare.
Il primo Patriarca studiò sotto Prajnātāra, apprendendo da lui l’Insegnamento del Buddha, l’essenza della Via, e ricevendone infine la trasmissione. Egli ereditò l’intima radice dell’insegnamento e la trasmise ai suoi discendenti.
Generalmente, i saggi studiano per troncare la radice dei loro grovigli spirituali, ma non utilizzano i grovigli per troncare i grovigli. Conoscono essi forse come usare i grovigli al fine di trasmettere i grovigli? È raro trovare qualcuno che sappia che non si possono disgiungere i grovigli dalla trasmissione del Dharma. Pochi hanno sperimentato o anche solo udito ciò. Com’è mai possibile che molte persone possano sperimentarlo?
Il mio defunto Maestro, un antico Buddha, disse: “Una zucca è in verità un tipo di glicine; i suoi viluppi ne fanno una zucca.” Tale insegnamento non può essere rintracciato altrove, nel passato o nel presente. Fu il mio defunto Maestro, per primo, a rivelare questo insegnamento. Questi viticci aggrovigliati sono come i Buddha e i Patriarchi che trovano i Buddha e i Patriarchi, o come i Buddha e i Patriarchi di fronte ai Buddha e ai Patriarchi. È la trasmissione da mente a mente.
Il ventottesimo Patriarca disse ai suoi discepoli: “È giunto per voi il momento di dirmi che cosa avete conseguito.” L’allievo Dōfu[2] disse: “Questa è la mia opinione: non essere né attaccati né non-attaccati a parole o lettere. Utilizzare questa condizione liberamente.” Bodhidharma gli disse: “Tu possiedi la mia pelle.” La monaca Sōji[3] disse: “Questa è la mia attuale comprensione: dopo che Ānanda ebbe visto per una sola volta la terra di Buddha di Aksobhya, non la guardò mai più.” Bodhidharma disse: “Tu possiedi la mia carne.” Il terzo allievo, Dōiku[4] disse: “I quattro elementi sono vuoti, i cinque skandha[5] non-esistenti. Per me, non vi è una sola cosa da conquistare.” Il Patriarca disse: “Tu possiedi le mie ossa.” Infine Eka, senza parlare, si prostrò tre volte e tornò al suo posto. Bodhidharma disse: “Tu possiedi il mio midollo.” Gli trasmise poi il suo Dharma e la sua veste, designandolo così quale secondo Patriarca.
Dobbiamo investigare sulle parole del primo Patriarca: “Tu possiedi la mia pelle, carne, ossa e midollo” perché sono parole di Patriarca. Ognuno degli allievi possedeva una certa comprensione e alcune buone qualità. Ognuna di queste qualità è la pelle, carne, ossa e midollo di corpo e mente liberati, e cioè la pelle, carne, ossa e midollo di corpo e mente lasciati cadere. Non dovremmo né ascoltare né studiare nessuna delle parole del Patriarca con atteggiamento superficiale o discriminante. Le sue parole non sono questo, o quello, nel tentativo di descrivere il tutto. Tuttavia, coloro che non hanno ricevuto la corretta trasmissione pensano che i quattro discepoli avessero differenti livelli di comprensione, e che vi sia qualche differenza tra le parole pelle, carne, ossa e midollo, utilizzate dal primo Patriarca. Costoro ritengono che pelle e carne siano più marginali rispetto a ossa e midollo. Essi credono, anche, che il secondo Patriarca ricevette il midollo perché la sua comprensione era la migliore. Se sosteniamo questo, non abbiamo studiato i Buddha e i Patriarchi né abbiamo ricevuto la corretta trasmissione.
Dovremmo sapere che la pelle, carne, ossa e midollo del primo Patriarca non hanno nulla a che fare con la loro rispettiva profondità. Anche se vi può essere una differenza di comprensione, ciò che di fatto il Patriarca disse è: “Tu possiedi ...” Questo sta a significare che l’insegnamento che è contenuto tanto in “Tu possiedi il mio midollo”, quanto in “Tu possiedi le mie ossa”, può essere utilizzato per istruire e guidare la gente. Non vi è alcun concetto di sufficienza o insufficienza. Equivalgono tutti al gesto di sollevare il fiore, o alla trasmissione dell’abito.[6] Fin dall’inizio, ciò che il primo Patriarca disse era la medesima cosa. Benché le cose dette fossero uguali, non necessariamente sono uguali le quattro interpretazioni. Le interpretazioni dei quattro discepoli possono essere diverse, ma le parole del Patriarca sono sempre le parole di un Patriarca.
Spesso l’intenzione di chi parla e la comprensione di chi ascolta non coincidono. Per esempio, quando Bodhidharma parlò ai suoi quattro discepoli voleva dire: “Tu possiedi me attraverso la tua pelle.” Ora, se il secondo Patriarca avesse centomila allievi, certo vi sarebbero centomila interpretazioni; non vi è limite alcuno. Nel caso in questione ci sono solo quattro discepoli e, di conseguenza, abbiamo i quattro aspetti di pelle, carne, ossa e midollo. Ma, se si fosse menzionato anche qualcun altro, di certo vi sarebbe stata una diversa interpretazione.
Nel rivolgerci al secondo Patriarca dobbiamo essere capaci di comprendere il significato di “Tu possiedi la mia pelle.” Anche se c’è: “Tu possiedi la mia pelle”, ancora deve sussistere una trasmissione dell’Occhio e Tesoro della Vera Legge del secondo Patriarca; ciò indipendentemente dal possesso di pelle, carne, ossa e midollo. Nel caso di Dōfu, Dōiku e Sōji, dobbiamo comprendere il significato di: “Tu possiedi il mio midollo.” Anche se possediamo solo la pelle, pure dobbiamo possedere il Dharma. Corpo e mente di Bodhidharma sono la sua pelle, carne, ossa e midollo. Ma ricordate, non è che il suo midollo sia profondo, né la sua pelle superficiale. Se siamo capaci di aprire l’occhio dell’investigazione e ricevere il sigillo di “Tu possiedi la mia pelle”, quello è il giusto modo di possedere Bodhidharma: la sua intera pelle, carne, ossa, midollo, corpo e mente, corpo e corpo, mente e mente. È un Patriarca che è completamente un Patriarca; egli dice: “Tu possiedi il mio intero corpo.” Quando questo Patriarca si mostra e parla a centinaia di migliaia di allievi, dice: “Tu possiedi la mia pelle.” Ognuno dei discepoli farà probabilmente una distinzione tra pelle e carne, ossa e midollo.
Se Bodhidharma avesse avuto sei o sette allievi sotto di sé, avrebbe detto “Tu possiedi il mio cuore”, “Tu possiedi il mio corpo”, “Tu possiedi il mio Buddha”, “Tu possiedi i miei occhi illuminati”, “Tu possiedi il mio risveglio” e così via. Tu, significa talvolta Bodhidharma, talvolta Eka. Dobbiamo investigare a fondo il principio di ‘possiedi’. Dobbiamo anche conoscere le espressioni ‘tu possiedi me, ‘io possiedo te’, e anche ‘possedendo me e te’, ‘possedendo te e me’. Se esaminiamo a fondo corpo e mente del Patriarca e diciamo che interno ed esterno non sono uno e che non c’è unità nell’intero corpo, allora non stiamo realizzando la terra dei Buddha e dei Patriarchi.
Possedere la pelle significa possedere carne, ossa e midollo. Possedere le ossa e il midollo significa possedere il volto originale di pelle e carne. Il corpo dell’intero Universo non è soltanto il corpo di Bodhidharma, ma è la sua pelle, carne, ossa e midollo. Dunque, possiamo dire “Tu possiedi il mio abito” e “Tu possiedi la mia Legge.” Inoltre, le parole di Bodhidharma e quelle dei discepoli trascendono universale e particolare; di conseguenza, maestro e discepolo imparano insieme.
Questo comune investigare e cercare la Via tra maestro e allievo è kattō, vale a dire l’intrecciarsi spirituale e fisico dei Buddha e dei Patriarchi. Esso costituisce la vita stessa dei Buddha e dei Patriarchi; pelle, carne, ossa e midollo formano il sorriso di Mahākāśyapa. Dobbiamo inoltre studiare che il seme di questo groviglio ha la capacità di liberarci; sono rami, foglie, fiori e frutti che si intrecciano a formare la pianta. Essi sono reciprocamente legati l’un l’altro benché sembrino indipendenti; qui, Buddha e Patriarchi sono realizzati, e la vera forma emerge.
Il Grande Maestro Jōshū Shinsai,[7] così disse ad una assemblea di monaci: “Mahākāśyapa trasmise la Legge ad Ānanda. A chi la trasmise Bodhidharma?” Un monaco rispose: “Tutti sanno che è il secondo Patriarca a possedere il midollo dell’insegnamento di Bodhidharma. Perché mai poni una simile domanda?” Il Maestro disse: “Non diffamare in questo modo il secondo Patriarca!” E continuò dicendo: “Bodhidharma affermò che quelli all’esterno ricevono la pelle e quelli all’interno ricevono le ossa. Che cosa ricevono coloro che si trovano nella parte più intima?” Il monaco chiese: “Qual è il principio per ottenere il midollo?” E il Maestro: “Tu possiedi solo la pelle, e questo vecchio monaco non fa assegnamento sul midollo.” Il monaco chiese ancora: “Cos’è questo midollo?” Il Maestro rispose: “Se fai una domanda simile, non sei neppure capace di ottenere la pelle.”
Dunque, dovremmo capire che se non abbiamo la capacità di ottenere la pelle, non ci sarà possibile ottenere il midollo. Se sappiamo ottenere la pelle sappiamo ottenere il midollo. Dobbiamo chiarire il principio di: “Se fai una domanda simile non sei neppure capace di ottenere la pelle.”
Rispondendo alla domanda “Qual è il principio per ottenere il midollo?”, il Maestro disse: “Tu possiedi solo la pelle, e questo vecchio monaco non fa assegnamento sul midollo.” Trovare la pelle e non fare assegnamento sul midollo, è il principio che sta dietro al conseguimento del midollo. È per questo che nasce una domanda di tipo: “Lo sanno tutti che era il secondo Patriarca a possedere il midollo dell’insegnamento di Bodhidharma. Perché poni una simile domanda?” Considerando la trasmissione da Mahākāśyapa ad Ānanda, vediamo che l’intero corpo di Ānanda fu assorbito da Mahākāśyapa; essi divennero una cosa sola. Nondimeno, nel momento della trasmissione, volto, occhi, pelle, carne, ossa e midollo non possono evitare di essere, in qualche misura, mutati. È per questo che Jōshū chiese: “A chi trasmise il Dharma, Bodhidharma?”
Quando Bodhidharma decise di trasmettere la Legge, era già il vero Bodhidharma, e quando il secondo Patriarca ne possedette il midollo, era già diventato Bodhidharma. Questo è il principio sottostante l’intatta trasmissione della Legge del Buddha, fino alla nostra epoca. Senza tale principio, il Dharma non avrebbe potuto essere trasmesso. Dobbiamo investigare attentamente questo principio, comprenderlo noi stessi e insegnarlo ad altri.
“Quelli all’esterno ricevono la pelle, mentre quelli all’interno ricevono le ossa. Cosa ricevono coloro che si trovano nella parte più intima?” Qui esterno e interno indicano in modo diretto l’essenza. Quando diciamo esterno, questo significa che pelle, carne, ossa e midollo sono all’interno. Ecco perché, dunque, i quattro discepoli di Bodhidharma investigarono lo sviluppo di innumerevoli tipi di pelle, di carne, di ossa e di midollo. Non pensate che non esista alcun altro sviluppo al di fuori del midollo. Esistono altri sviluppi.
Il discorso che l’antico Buddha Jōshū tenne ai monaci è la vera Via del Buddha, e Maestri quali Rinzai, Tokusan, Dai-e, Ummon e altri non gli sono superiori; tuttavia, non possono nemmeno sognarsi il livello da lui raggiunto. Come possono cominciare a parlarne? Anche gli anziani dei giorni nostri, che non comprendono il Dharma, non ne sanno nulla e nell’ascoltare un simile discorso rimangono totalmente stupiti.
Il Maestro Zen Secchō Myōkaku,[8] disse: “Sia Jōshū, sia Bōkūshu sono antichi Buddha.” Ecco quindi che la Via degli antichi Buddha è l’esperienza del risveglio del Dharma del Buddha, ed è la comprensione della propria essenza. Il Grande Maestro Seppō Shinkaku,[9] disse: “Jōshū è un antico Buddha.” Entrambi questi Patriarchi elogiarono l’antico Buddha Jōshū. Sappiamo così, che i Buddha antichi trascendono lo sviluppo di passato e presente. Il principio del reciproco intrecciarsi reciproco di pelle, carne, ossa e midollo è la misura dell’utilizzo, da parte degli antichi Buddha, dell’espressione “Tu possiedi me.” Dobbiamo investigare sopra questa misura, e chiarirla. “Il primo Patriarca ritornò in Occidente.” Questa è un’interpretazione errata. Sōun[10] afferma di aver incontrato Bodhidharma sulla via del ritorno verso l’India; come può essere vero? Come poté vedere le azioni di Bodhidharma? Corretta è l'affermazione che, dopo l’ingresso nel parinirvāna, le ceneri di Bodhidharma furono sotterrate in Cina, sul monte Uji.
Trasmesso ai monaci il 7 luglio 1242, nel Kannondōri-Koshōhōrinji, Yamashiro, nell’Uji.
Trascritto da Ejō, il 3 marzo 1243, nell’alloggio del discepolo principale del Kip-pōji, Yoshida-gun.
[1] Il Maestro Taiso Eka (487-593), il successore del Maestro Bodhidharma. Noto anche come Jinkō Eka. [Shen-kuang Hui-k’o]
[2] Il Maestro Dofuku (464-524), un successore del Maestro Bodhidharma.
[3] Il Maestro Sōji (?), uno dei successori del Maestro Bodhidharma. Era la figlia dell’Imperatore Bu della dinastia Liang. Monaca Sōji è il suo titolo, mentre il suo nome da monaca è Myōren.
[4] Il Maestro Dōiku (?), un successore del Maestro Bodhidharma.
[5] I cinque skanda o aggregati sono: rūpa (il corpo-forma), vedanā (la sensazione), samjñā (la percezione, la nozione), samskarā (le impressioni risultanti, gli elementi della coscienza, lett. “I formati e i formanti”), e vijñāna (la coscienza individuale, la conoscenza discriminante).
[6] Si riferisce rispettivamente alla trasmissione del Buddha a Mahākāśyapa, ed alla trasmissione del Maestro Daiman Kōnin al sesto Patriarca, Daikan Enō. Si veda il cap. 16, Gyōji.
[7] Il Maestro Jōshū Jūshin (778-897), uno dei successori del Maestro Nansen Fugan. [Chao-chou Ts’ung-shen]
[8] Il Maestro Setchō Jūken (980-1052), nella linea di trasmissione del Maestro Unmon Bun’en. Myōkaku Zenji è il suo nome postumo. [Hsüeh-tou Chung-hsien]
[9] Il Maestro Seppō Gison (822-907), uno dei due successori del Maestro Tokusan Senkan. Shinkaku Zenji è il suo titolo postumo. [Hsüeh-feng I-ts’un]
[10] Sōun era un monaco cinese che, nel 518, fu mandato in India con un editto imperiale. Tre anni più tardi egli ritornò con una vasta raccolta di sūtra e di commentari Mahāyāna. Nel Keitoku Dentorōku è detto che, mentre era sulla via del ritorno, Sōun incontrò il Patriarca Bodhidharma (tre anni dopo la morte di quest’ultimo).