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IKKAMYŌJU
Una Perla Splendente
Il capitolo è interamente dedicato all’insegnamento del Maestro Gensha Shibi,secondo cui l’intero Universo, in tutte le direzioni, è una splendente e brillante perla. Il Maestro Dōgen, oltre a narrare la vita del Maestro Gensha, commenta a lungo il kōan “L’intero Universo è una perla splendente”, da questi spesso utilizzato.
Il Grande Maestro Sōitsu[1] visse durante la grande dinastia Sung. Il suo nome religioso era Shibi, quello secolare era Sha. Prima di divenire monaco, era appassionato di pesca e portava la sua barca sul fiume Nandai, dove imparò a pescare da diverse persone. Certo, non si aspettava di pescare il Pesce Dorato che si cattura da sé medesimo.[2]
All’inizio del periodo Kantsū[3] della dinastia Tang, all’età di trent’anni, egli riconobbe la preminenza della Via del Buddha e decise di rinunciare a questo mondo transeunte. Abbandonò la sua barca, si ritirò sulle montagne e si stabilì infine sul monte Seppō, dove divenne discepolo del Grande Maestro Shinkaku.[4] Si addestrò nella Via giorno e notte finché decise di visitare qualche altro maestro, al fine di perfezionare ulteriormente la sua prassi. Preparò la sua borsa da viaggio e si incamminò. Mentre stava lasciando la montagna inciampò in una pietra. Il piede cominciò a sanguinare e a dolere moltissimo ma inaspettatamente, proprio allora, egli ebbe un’improvvisa realizzazione ed esclamò: “Questo corpo non esiste! Da dove mai proviene il dolore?” Detto ciò, tornò immediatamente dal suo Maestro Seppō.
Seppō gli chiese: “Sei andato in pellegrinaggio solo per ferirti un piede e passare un brutto quarto d’ora?” Gensha disse: “Per favore non prendermi in giro!” Seppō, molto soddisfatto, disse: “Ciò che hai appena detto potrebbe essere detto da chiunque, ma ad altri mancherebbe la tua sincerità. Perché non continui la tua visita ad altri maestri?” Gensha rispose: “Bodhidharma non venne in Cina e il secondo Patriarca non andò in India.” Seppō elogiò tale risposta.
Gensha era stato per molti anni un pescatore e non aveva mai visto un sūtra o un commentario. Eppure, egli pose la sua ardente decisione sopra a tutto e primeggiò sugli altri monaci per la sua forte determinazione. Seppō lo considerava il suo miglior allievo. Gensha indossava sempre un abito semplice, pieno di toppe, e sotto portava biancheria di carta o di artemisia. Il suo unico maestro fu Seppō e non deviò mai dal Dharma. Dopo che ebbe realizzato la Via, per spiegare l’Insegnamento del Buddha soleva dire: “L’intero Universo è una perla splendente.”
Una volta un monaco chiese: “Ho udito che insegni che l’intero Universo è una perla splendente. Come interpretarlo?” Gensha disse: “L’intero Universo è una perla splendente. Cosa c’è da interpretare o capire?” Il giorno seguente il Maestro, interrogando il monaco, disse: “L’intero Universo è una perla splendente. Qual è la tua comprensione di questo?” Il monaco rispose: “L’intero Universo è una perla splendente. Cosa c’è da capire?” “Ora sai” disse Gensha “che anche nella Caverna dei Dèmoni della Montagna Nera,[5] opera la completa libertà.”
L’espressione “L’intero Universo è una perla splendente” nacque con Gensha. Significa che l’Universo non è ingabbiato da idee di ampio o minuscolo, grande o piccolo; non è né quadrato né rotondo, non è il centro, non è vitalità né splendore; solo quando trascendiamo queste forme, l’Universo appare. Non ci sono vita e morte indipendenti, né venire e andare; tali mutamenti sono la vita reale dei Buddha e la realizzazione della verità. Ecco perché il passato è andato e il presente realizza sé stesso. Quanto al suo significato ultimo, chi lo può limitare al solo movimento di vita e morte, da un lato, o alla immutabilità, dall’altro?
Quando il monaco interrogò su ‘l’intero Universo’, sembrava che nelle sue parole ci fosse un’idea di soggettività e di oggettività; in realtà esse sono la chiara manifestazione della Grande Attività.
Un monaco, una volta, interrogò il suo Maestro sulla frase “Quando sorgono le sensazioni si è separati dalla saggezza.” Il maestro disse: “Lascia la separazione!”[6] Il voltare la testa o il mutarsi della espressione di un viso, possono rivelarci delle cose e aiutarci a realizzare il risveglio. Oggettività e soggettività sono una cosa sola, e attraverso esse possiamo trovare l’illimitato Universo. Una simile interpretazione va al di là di una comprensione esteriore, e la sua essenza non può essere afferrata superficialmente. “Una perla splendente” esprime la realtà senza effettivamente darle un nome: è il nome dell’Universo. Contiene l’inesauribile passato che esiste attraverso il tempo e che giunge fino al presente. Nel presente ci sono un corpo e una mente, essi sono la perla splendente. Un filo d’erba, un albero, le montagne e i fiumi di questo mondo non sono soltanto se stessi, ma sono la perla splendente.
Sebbene nel chiedere “Come dobbiamo interpretarlo?” il monaco sembrasse ancora imprigionato dalla coscienza karmica, invero anche quella condizione manifesta la grande funzione che è il Grande Dharma. Per avere un’onda alta un piede occorre avere almeno un piede d’acqua. Dunque una perla di dieci piedi, può diventare uno splendore di dieci piedi.[7] La frase del Maestro Gensha “L’intero Universo è una perla splendente. Cosa c’è da capire?” è l’occasione in cui un Buddha succede ad un Buddha, un Patriarca segue un Patriarca, e Gensha diventa Gensha. Anche se cerchiamo di sfuggire a ciò, non vi è alcun luogo in cui andare. Non possiamo fuggire dall’Universo, che non è altro che una perla splendente. Anche se vi sembrerà di esserne sfuggiti per un attimo, siete ancora sempre nel tempo, e l’intero tempo è compreso nella perla splendente.
Il giorno successivo, Gensha aveva messo alla prova il monaco ripetendo la domanda da lui stesso posta. La prima volta aveva usato l’affermazione, ora la negazione. Questa volta, appunto, utilizzò un metodo diverso, ma sempre annuendo e sorridendo. Il monaco semplicemente imitò Gensha rispondendo “Cosa c’è da capire?” La risposta del monaco era basata sulla coscienza ordinaria; la sua risposta era come inseguire il ladro con il suo stesso cavallo, mentre la risposta originaria di Gensha era basata sull’esperienza di un Buddha. Per comprendere questo, dobbiamo rivolgere verso l’interno la nostra luce e riflettere: “Cosa possiamo ottenere attraverso la comprensione?”
Ci rendiamo conto che vi sono varie specie di espressioni provvisorie, quali: sette torte di riso fatte con le erbe o cinque fatte col latte, ma queste espressioni sono come l’insegnamento diffuso nel paese, dal Shoko meridionale al Tan settentrionale.[8]
Gensha disse: “Ora sai che anche nella Caverna dei Dèmoni della Montagna Nera opera la completa libertà.” Dovete comprendere che è come il rapporto tra sole e luna: nessuno dei due si è mai mutato nell’altro, o ne ha preso il posto. Il sole sempre sorge come sole e la luna sorge come luna. Un altro detto afferma che, sebbene il sesto mese cada nella stagione calda, la nostra natura originaria non è calda.
L’inizio o la fine della perla splendente è, dunque, al di là della comprensione. L’unica cosa che si può dire è che “L’intero Universo è una perla splendete”, non due o tre. La perla splendente è l’occhio della vera Legge, ed è il corpo di Verità. Essa è rivelata in quest’unica frase. L’intero corpo è luce infinita e mente universale. La perla splendente è l’intero corpo; non vi sono ostacoli in essa. Rotonda e capace di rotolare senza fine, essa è ovunque; il suo potere si manifesta così, e permette a Kannon[9] e a Miroku[10] di udire i suoni del mondo e di vederne la vera forma. Perciò i Buddha del passato e del presente si sono manifestati in forma corporea per proclamare il vero insegnamento.
Quando viene il tempo opportuno si può afferrare l’essenza della perla splendente; essa è sospesa nella vacuità, nascosta dentro ai vestiti, rinvenibile sotto il mento dei draghi e nelle acconciature dei re. Questa perla è sempre nel nostro abito.[11] Non pensate di esporla all’esterno; dovrebbe essere tenuta nelle acconciature e sotto le mascelle. Non cercate mai di indossarla esteriormente. Quando sarete ubriachi, ci sarà un amico del buon consiglio che vi donerà una perla,[12] e voi dovete, senza fallo, donare la stessa perla ad un amico intimo. Quando la perla è intorno al collo, la persona è sempre intossicata. Pur essendo in questo stato d’illusione, si è sempre nell’Universo della perla splendente.
Per quanto le situazioni sembrino mutare, ogni cosa è sempre la perla splendente. Sapere che essa è sempre così, è proprio l’esperienza della perla splendente. In questo modo possiamo incontrare i suoni e le forme della perla. Questa è la natura della perla, e non dobbiamo avere alcun dubbio in proposito. Anche se il dubbio sorge o se affermiamo, neghiamo o siamo perplessi circa la sua esistenza, queste sono solo osservazioni passeggere e incomplete. Non abbiamo forse a cuore l’infinito splendore della perla? Chi può superare la virtù di questa brillante, radiosa perla che comprende l’intero Universo? Nessuno getterebbe una tegola nella piazza del mercato. Dunque, non preoccupatevi di cadere in uno dei sei regni dell’esistenza.[13]
L’essenza della causalità non cessa mai e la perla è sempre splendente; è il nostro volto originale, il nostro occhio illuminato. Prima d’ora, si sono elaborati molti concetti su cosa sia o non sia la perla; ora le parole del Maestro Gensha hanno chiarito la vera natura della perla, che è in realtà il nostro stesso corpo e mente. Come si può dubitare che vita e morte siano anch’essi la perla splendente? Pur essendo perplessi o turbati, ciò è nient’altro che la perla; non ci possono essere azioni o pensieri che esistano separati dalla perla splendente. Di conseguenza, anche il venire e l’andare nella Caverna dei Dèmoni sulla Montagna Nera non è altro che la perla splendente.
Trasmesso ai monaci nel Kannondōri-Koshōhōrinji, nel feudo Yamashiro dell’Uji, il 18 aprile 1238.
Trascritto da Ejō, nel suo alloggio nel Kippōji, il 23 luglio del 1243.
[1] Il Maestro Gensha Shibi (835-907), un successore del Maestro Seppō Gison. Noto anche come Sōitsu Daishi. [Hsüan-sha Shih-pei]
[2] Cioè, il risveglio.
[3] 860-873.
[4] Il Maestro Seppō Gison (822-907), uno dei due successori del Maestro Tokusan Senkan. Shinkaku Zenji è il suo titolo postumo. [Hsüeh-feng I-ts’un]
[5] La più bassa condizione di non-risveglio.
[6] Cioè, trascendi la discriminazione.
[7] Questo significa che è necessario rendere attivo il proprio risveglio, attraverso la prassi, perché esso sia chiaramente manifesto.
[8] Vale a dire che l’Insegnamento del Buddha esiste ovunque e noi possiamo utilizzare solo termini provvisori per esprimerlo.
[9] Il Bodhisattva Avālokiteśvara. Si veda il cap. 18, Kannon.
[10] Il Bodhisattva Maitreya, colui che sarà il futuro Buddha.
[11] Cioè, nella nostra vera natura.
[12] Il Dharma del Buddha.
[13] Sono i sei stadi che attraversiamo, in accordo alla legge di causa ed effetto: la condizione di esseri negli inferi, la condizione di spiriti affamati, la condizione di animali, la condizione di dèmoni collerici, la condizione di esseri umani, la condizione di dèi.