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DAISHUGYŌ
La Grande Prassi della Via
Questo capitolo è interamente dedicato alla storia del Maestro Hyakujō e la volpe selvatica. Attraverso il commento al kōan “Chi ha conseguito la Via è ancora soggetto a causa ed effetto?”, il Maestro Dōgen affronta il tema del karma o legge di causa ed effetto, suggerendo profondi spunti d’investigazione.
Tra i molti discepoli del Maestro Zen Daichi[1] del monte Hyakujō, nel Kōshū, vi era un vecchio che ascoltava sempre attentamente i discorsi di Hyakujō. Normalmente il vecchio se ne andava con gli altri, ma un giorno rimase indietro. Il Maestro gli chiese: “Chi sta di fronte a me?” Il vecchio rispose: “Non sono un essere umano. Molto tempo fa, al tempo del Buddha Kāśyapa, vivevo su questa montagna. Un giorno uno studente mi chiese se chi ha conseguito la grande prassi della Via è ancora soggetto alle leggi del karma. Gli dissi ‘No, cessa’, e così negli ultimi cinquecento anni sono rinato sotto forma di volpe selvatica. Ti prego dì una parola d’insegnamento che possa liberarmi da questo trasmigrare.”
Poi il vecchio chiese: “Chi ha conseguito la grande prassi della Via è ancora soggetto alla legge del karma?” Il Maestro Hyakujō urlò: “Sì, non si ferma mai!” Il vecchio fu illuminato, e prostrandosi al Maestro disse: “Grazie a te sono finalmente libero dal corpo di volpe selvatica. Finora ho vissuto dietro questa montagna e ora avrei anche un’altra richiesta da fare. Ti prego di tenere per me la cerimonia funebre che si usa per i monaci defunti.” Il Maestro chiese allora al monaco incaricato dei servizi e dei riti, di suonare il byakutsui[2] per chiamare i monaci e di informarli che dopo il pasto si sarebbe tenuto un servizio funebre per un monaco deceduto. I monaci si chiesero: “Qui stiamo tutti bene e non c’è nessuno in infermeria. Perché un servizio funebre?” Dopo il pasto, il Maestro Hyakujō radunò i monaci vicino ad alcune rocce, dietro la montagna, e indicò una volpe morta. Allora si tenne la cerimonia e la volpe fu cremata.
La sera, il Maestro Hyakujō salì sulla pedana nella Sala del Dharma e spiegò gli eventi di quella giornata. Allora Ōbaku,[3] chiese: “Il vecchio, quando era maestro, ha dato al suo allievo una risposta sbagliata ed è rinato volpe per cinquecento anni. Che cosa sarebbe successo se avesse dato una risposta giusta?” “Vieni più vicino, te lo dirò” disse il Maestro. Ōbaku si avvicinò e gli diede uno schiaffo. Il Maestro, scoppiando in una risata, batté le mani e disse: “Pensavo che gli stranieri avessero la barba rossa, ma ora so che gli uomini con la barba rossa sono stranieri.”
Questo kōan è chiamato “Grande prassi della Via.” Come vi si narra, c’era un monte Hyakujō al tempo di Kāśyapa. Questa è l’unica parola di insegnamento che realizza la grande prassi della Via.[4] Tuttavia, il monte Hyakujō del tempo di Kāśyapa e il monte Hyakujō del tempo di Śākyamuni, al presente, non sono la stessa cosa ma neppure sono diversi. Non possiamo dire che uno viene prima e che l’altro viene dopo. L’attuale monte Hyakujō differisce da quello dei tempi di Kāśyapa; tuttavia nel kōan citato è detto: “Una volta vivevo su questa montagna.” La relazione tra il vecchio e il Maestro Hyakujō è applicabile ad ogni monaco che cerca la Via. La domanda del vecchio è la domanda di ogni monaco. Può essere intesa come una o due, due o una, uguale o diversa, diversa o uguale. Se riguardo a ciò siete pigri o indolenti, facilmente cadrete nella dualità.
Tutti gli studenti del passato e tutti coloro che hanno portato a termine la grande prassi della Via sul monte Hyakujō, hanno cercato di chiarire in che modo siamo influenzati dal karma. Non cercate una risposta facile. Durante il periodo Eihei, nel Gokan, quando la Legge del Buddha entrò in Cina per la prima volta, e anche dopo i tempi di Bodhidharma, la domanda della volpe sul karma si sentiva di raro. Se sperimentate la grande prassi della Via scoprirete che è il grande karma. Così non possiamo dire né “No, cessa”, né “Sì, non si ferma mai.” Se erroneamente rispondiamo “No” fraintenderemo anche il “Sì.” Pur intendendoli come espedienti è ancora possibile cadere nella trasmigrazione o esserne liberati. Per esempio, potrebbe essere un espediente ai tempi di Kāśyapa e non esserlo ai tempi di Śākyamuni.
Il vecchio disse: “Per cinquecento anni sono rinato sotto le sembianze di volpe selvatica.” Prima che il vecchio fosse un maestro, sul monte Hyakujō c’era una volpe, ma non è più rinata come volpe. Nessun maestro del monte Hyakujō dovrebbe rinascere come volpe selvatica. Solo la gente comune ritiene che lo spirito di un antico maestro possa lasciare il suo corpo per entrare in quello di una volpe selvatica. Né la volpe è saltata fuori e ha inglobato il maestro. Dire che l’antico maestro del monte Hyakujō è rinato come volpe, significa che egli deve aver abbandonato la sua condizione originaria.
Un maestro del monte Hyakujō non può rinascere come volpe. Ma come si applica ciò al karma? Fondamentalmente, la legge del karma non ha alcuna esistenza concreta eppure è sempre presente. Riguarda tutti, indifferente alle intenzioni di ognuno. Eppure, se erroneamente rispondiamo “No, cessa” questo non significa che rinasceremo come volpe. Se così fosse, di certo maestri quali Rinzai, Tokusan e altri starebbero, senza sosta, rinascendo come volpi. Di fatto, tutti i maestri degli ultimi due o trecento anni dovrebbero rinascere come volpi. Se ciò fosse vero senza dubbio ne avremmo sentito parlare. Tra tutte le numerose risposte date alle domande degli allievi, ve ne sono molte peggiori o più vaghe di quella data dal vecchio.
Vi sono molte persone delle quali certo non si può dire che stiano diligentemente ricercando la Legge del Buddha. Perciò è necessario avere una mente limpida per comprendere il significato di questo kōan. Se il nostro studio è superficiale non lo capiremo mai. La cosa più importante è comprendere che non si rinasce a seguito di una risposta sbagliata, né si evita di rinascere con una risposta giusta.
Il kōan non dice che cosa successe al vecchio dopo che fu liberato dal corpo di volpe selvatica. Eppure, c’è ancora una perla da trovare. Ma non siate come coloro che non hanno mai visto né udito il Dharma del Buddha e dicono: “A causa dell’illusione si rinasce come volpe selvatica e il corpo della volpe può essere liberato. Dopo la liberazione dal corpo di volpe, si ritorna all’oceano del risveglio originario.” Questa è l’interpretazione della gente comune, non è il Dharma del Buddha. Inoltre, anche ritenere che la volpe non possegga una innata illuminazione, non è il Dharma del Buddha. Se avete una grande illuminazione la volpe selvatica non se ne andrà mai; gettandola via, non vedrete mai la sua illuminazione. La volpe non avrà nulla a che fare con la Legge e sarà solo una volpe. Ma nel vero Dharma ciò non può accadere.
L’attuale Maestro Hyakujō, con una parola di insegnamento, ha liberato l’antico Hyakujō da cinquecento anni di rinascita sotto forma di volpe selvatica. Dobbiamo chiarire questo.
La parola di insegnamento dell’attuale Maestro Hyakujō ha liberato il vecchio. Ma le montagne, i fiumi e la terra hanno, fino ad oggi, continuamente elargito innumerevoli parole d’insegnamento eppure il vecchio non è stato liberato. Non posso evitare di dubitare di questa storia. Se le innumerevoli parole d’insegnamento espresse dalle montagne, dai fiumi e dalla terra non sono state in grado di liberare il vecchio, neppure l’attuale Maestro Hyakujō lo è. I saggi del passato hanno capito che ‘No’ e ‘Sì’ sono espressioni della medesima verità. Tuttavia, l’antico Hyakujō non ha mai sperimentato nessuna di queste espressioni e, indipendentemente dal fatto che stia rinascendo o sia liberato, ancora non conosce la pelle, carne, ossa e midollo della volpe. “Così come viene piegato il giovane tronco, così crescerà la pianta.” Ma che cosa dire della vita del vecchio e del suo rinascere per cinquecento anni? Perché rinasceva? Cos’era il mondo della trasmigrazione? Se il vecchio aveva detto: “Il karma cessa” perché rinacque come volpe? E da dove veniva il corpo di volpe vicino alle rocce?
La frase dell’antico Hyakujō: “No, cessa” lo ha fatto cadere nel rinascere come volpe, “Sì, non si può fermare” lo ha liberato. Malgrado ciò, trasmigrazione e liberazione esistono assieme e sono i principi di causa ed effetto.
Tuttavia, è stato detto fin dai tempi antichi che le parole “Il karma cessa” sono una negazione della legge di causa ed effetto, e che ciò darà come risultato la rinascita, in questo caso come volpe selvatica. Questo non è il vero principio del karma. Anche se l’antico Hyakujō, per qualche ragione, comprese che il karma cessa, questa comprensione era basata sulla grande prassi della Via; non consideratelo come inganno intenzionale nei confronti del monaco. Non è una negazione della legge del karma.
Un altro vecchio saggio disse: “Il karma non si ferma mai”; il karma è sempre all’opera. Questa è un’affermazione della legge del karma. La grande prassi della Via è la condizione in cui si raggiunge la liberazione dal karma. Questa è la liberazione del vecchio. Essa tuttavia non è completa, è solo l’ottanta o novanta per cento.
All’epoca del Buddha Kāśyapa, poi, l’antico Hyakujō viveva sul monte Hyakujō, e all’epoca del Buddha Śākyamuni, l’attuale Maestro Hyakujō vive là. È il corpo del passato e del presente, Volto-di-sole e Volto-di-luna, la natura originaria della volpe selvatica nel presente. Com’è possibile per la volpe ricordare gli ultimi cinquecento anni? Dire che è possibile è ingannare noi stessi, poiché la volpe non era in grado di ricordare neppure la sua presente esistenza. Essa non ha mai portato nella sua pelle alcuna conoscenza straordinaria. Inoltre, se questa volpe potesse ricordare gli ultimi cinquecento anni non sarebbe una volpe ordinaria, ma una che ha realizzato la grande prassi della Via – cioè la soluzione di questo kōan. Se la nostra conoscenza è incompleta e non abbiamo liberato il nostro corpo e la nostra saggezza da nascita e distruzione, non possiamo considerare una vita di cinquecento anni. Ma se questo è il caso, quando ne parliamo non è nulla di più che una vuota bugia.
Non possiamo dire che conosciamo la volpe selvatica senza usare la conoscenza della volpe medesima. Chi altri, oltre a lei, conosce? Conoscere o non conoscere, tuttavia, non sono applicabili alla trasmigrazione della volpe. Senza trasmigrazione non c’è bisogno di liberazione. Non avvengono né trasmigrazione né liberazione. Non ci sono né un Hyakujō passato né uno attuale. Non è facile accettare questo, eppure dobbiamo studiarlo. Chiarendo questo principio spazzerete via tutte quelle opinioni errate sorte durante le dinastie Ryō, Chin, Zui, Tō e Sō.
Era assurdo per il vecchio, che era solo il fantasma di una volpe selvatica, richiedere all’attuale Maestro Hyakujō di tenere per lui un formale servizio funebre, da monaco. Nessuno dovrebbe dubitarne. Una volpe morta non è un monaco morto perché non ha mai ricevuto i precetti né ha partecipato ai ritiri estivi, e nemmeno ha la condotta consona alla Via del Buddha né l’autorità di un monaco. Se scambiamo una volpe morta per un monaco morto, allora celebreremo servizi funebri da monaco per tutti, che siano ordinati o meno Se i laici ci chiedessero una tale cerimonia, come ha fatto la volpe, allora dovremmo effettuarla anche per loro. Tuttavia questa prassi è sconosciuta, né è mai stata trasmessa all’interno del Dharma. Non vi sono precedenti. Si dice che la volpe fu cremata nel modo tradizionale, ma non è certo. Potrebbe esserci un errore.
Dobbiamo renderci conto che c’è una procedura fissa da seguire quando entriamo in infermeria o andiamo nel giardino della Bodhi.[5] Il cadavere della volpe poteva dire a se stesso: “Io sono stato l’antico maestro del monte Hyakujō”, ma come possiamo ritrovare le tracce della sua antica prassi e le ossa e il midollo dei Buddha e dei Patriarchi? Chi può provare che fosse veramente l’antico maestro del monte Hyakujō? Non trascurate mai la legge e la disciplina dei Buddha e Patriarchi, sopravvalutando l’importanza di questa storia.
Tutti i discendenti dei Buddha e dei Patriarchi dovrebbero sottolineare l’importanza della legge e della disciplina. Non cedete ad ogni richiesta come fece il Maestro Hyakujō. È molto difficile trovare anche solo una piccola parte del Dharma del Buddha. E non siate tentati da questo mondo transitorio né siate trascinati dalle emozioni. La legge e la disciplina dei Buddha e dei Patriarchi sono molto difficili da trovare in Giappone. Perfino l’opportunità di vederle o di sentirle è rara, dovreste dunque conservarle come una gemma preziosa. Tuttavia, vi sono molte persone sfortunate prive di una forte e sincera fede. È un peccato che non conoscano cosa sia e cosa non sia importante; esse mancano completamente della saggezza accumulata nei passati cinquecento o mille anni.
Ciò nonostante, dobbiamo incoraggiare noi stessi e gli altri a raggiungere la grande prassi della Via. Anche una singola prostrazione o un solo attimo di zazen, ricevuti come la corretta trasmissione del Dharma dei Buddha e dei Patriarchi, dovrebbero essere onorati con grande gioia poiché rivelano l’insondabile Legge. Non possedendo una simile gioia, anche incontrando mille Buddha non ne trarrete mai nessun merito o virtù. Simili persone sono solo gente ordinaria che vanamente pretende di essere seguace del Dharma del Buddha. Quando costoro parlano sembrano possedere una grande conoscenza, mentre in realtà non sono altro che parole in cui non si vede alcuna sostanza.
Coloro che non hanno rinunciato al mondo, re, ministri, Brahmā o Indra e così via, potrebbero chiedere di avere una cerimonia funebre da monaco, ma questa non dovrebbe essere concessa. Dovreste dire loro: “Rinuncia al mondo, ricevi i precetti e divieni un grande maestro. Allora potrai chiedere un funerale da monaco.” Essi amano i tre mondi transitori[6] e non si curano dei Tre Tesori.[7] Anche se portassero mille pelli di volpe selvatica svilirebbero solo la Via del Buddha. Devono rinunciare al mondo e ricevere i precetti il più presto possibile.
Il Maestro Hyakujō salì sulla piattaforma e spiegò ai monaci la storia del vecchio. Il significato della storia è abbastanza oscuro ed è difficile capire perché cercò di spiegarla. Egli disse che il vecchio aveva concluso il periodo di cinquecento anni di rinascite e che ora era liberato. Ma come sono stati calcolati cinquecento anni? In anni da uomo, da volpe, o in termini della Via del Buddha? Come può la volpe selvatica capire la vita di Hyakujō? Se essa vede Hyakujō, Hyakujō è lo spirito della volpe. Vedere il Maestro Hyakujō è vedere i Buddha e i Patriarchi.
Ecco perché il Maestro Zen Kōbuku,[8] l’Abate Hōjō, compose questo gāthā:
Hyakujō vide una volpe selvatica e
le loro menti si incontrarono. Avendolo chiesto,
la volpe fu cremata come un monaco morto,
ma non era splendido come avrebbe dovuto.
Gli studenti dovrebbero penetrare
le profondità del cuore della volpe;
se non riuscite a discernere la causa del suo
trasmigrare, non troverete il principio di causalità
e la grande Via non sarà mai conseguita.
Il Maestro Hyakujō e la volpe realizzarono un incontro di menti; ciò che il vecchio disse era solo una metà della comprensione, tuttavia conteneva la grande Lingua[9] e divenne parola d’insegnamen-to. In quel preciso istante, la volpe, Hyakujō, il vecchio e il mondo intero furono liberati dei loro corpi.
Ōbaku disse: “Il vecchio diede all’allievo una risposta sbagliata e così rinacque per cinquecento anni sotto forma di volpe selvatica. Cosa sarebbe successo se avesse dato una risposta corretta?” Questa domanda è la realizzazione della Via dei Buddha e dei Patriarchi. Tra i discepoli di Nangaku[10] non c’è nessuno che valga quanto Ōbaku. Ma, che la risposta del vecchio fosse sbagliata non fu espressamente affermato né dal vecchio stesso né da Hyakujō; solo Ōbaku insistette nel dire che era un errore. Perché? Per Ōbaku tale risposta era sbagliata e dunque egli non può aver compreso il reale intento del discorso di Hyakujō. Sembra che Ōbaku non sappia ancora padroneggiare la Via dei Buddha e dei Patriarchi. Dobbiamo chiarire il fatto che né l’antico né l’attuale Hyakujō hanno risposto correttamente.
Inoltre, cinquecento pelli di volpe spesse tre ts’un[11] simboleggiano la sua vita sulla montagna, addestrando gli studenti. Se anche un solo capello è liberato, allora avremo il puzzolente sacco di ossa dello Hyakujō attuale. Procedendo nel nostro esame troveremo che questa è solo una metà del significato di liberazione. C’è una continua trasmigrazione dalla degradazione alla liberazione, e c’é un rapporto di causa-effetto che proviene da una parola d’insegnamento. La realizzazione della grande prassi della Via è questa.
Se Ōbaku voleva sapere “Cosa sarebbe successo?”, la risposta avrebbe dovuto essere “Rinascita come volpe selvatica.” In tal caso Ōbaku avrebbe chiesto: “Perché sarebbe successo questo?” Risposta: “Ehi tu! Volpe selvatica!” Non importa se la vostra risposta è sbagliata o meno È preferibile nemmeno permettere a Ōbaku di porre la domanda. Se lo facesse, ditegli: “Hai trovato ciò che cercavi?”, o anche: “Hai detto agli altri studenti che il karma cessa?”
Il “Vieni qui, te lo dirò” di Hyakujō contiene già la risposta alla domanda di Ōbaku. Quando Ōbaku si avvicinò non c’era né un prima né un dopo. Quando Ōbaku schiaffeggiò Hyakujō, quella fu la liberazione della volpe selvatica.
Hyakujō scoppiò in una risata e, battendo le mani, disse: “Pensavo che gli stranieri avessero la barba rossa, ma ora so che gli uomini con la barba rossa sono stranieri.” Questa frase significa che Hyakujō non aveva intenzione di spiegare il cento per cento, ma solo circa l’ottanta o novanta per cento. In effetti anche questo non è poi così tanto, visto che il cento per cento in realtà è solo l’ottanta o novanta per cento. Ciò nonostante, si può ancora dire che le azioni di Hyakujō esprimevano il potere della sua comprensione. Questo pote-re non proviene dalla tana di una volpe selvatica. Ōbaku tiene i piedi in terra ma è piantato sulla strada come una mantide. Schiaffeggiare o battere le mani, ogni azione è, per un verso, diversa ma per l’altro è uguale: “A volte quelli con la barba rossa sono forestieri; a volte i forestieri hanno la barba rossa.”
Trasmesso ai monaci del Kippōji nell’Echizen, il 9 marzo 1244.
Trascritto da Ejō, il 13 marzo, nell’alloggio del discepolo principale, nello stesso tempio.
[1] Il Maestro Hyakujō Ekai (749-814), successore del Maestro Baso Dōitsu. [Pai-chang Huai-hai]
[2] Il byakutsui è una colonnina di legno, ottagonale, che si utilizza per richiamare l’attenzione dei monaci per annunci, servizi, ecc.
[3] Il Maestro Ōbaku Kiun (?-855?), uno dei successori del Maestro Hyakujō Ekai. [Huang-po Hsi-yün]
[4] Si veda il cap. 25, Keiseishanshoku.
[5] Così era chiamato il luogo in cui si effettuava la cremazione.
[6] Il Dhammapada riporta la divisione in kāma-loka (il mondo retto dal desiderio dei sensi), rūpa-loka (il mondo della forma sottile), ed ārūpa-loka (il mondo privo di forma).
[7] Buddha, Dharma, Samgha.
[8] Il Maestro Kōboku Hōjō (?-1150), uno dei successori del Maestro Fuyo Dokai.
[9] Uno dei trentadue elementi di distinzione del Buddha.
[10] Il Maestro Nangaku Ejō (677-744), uno dei successori del Maestro Daikan Enō. [Nan-yüeh Huai-jang]
[11] Uno ts’un era un’unità di misura equivalente a circa 3 cm..