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JIPPŌ
L’Intero Universo
Jippō si riferisce ai quattro punti cardinali, ai quattro punti intermedi,all’alto e al basso. “L’intero Universo nelle dieci direzioni” è una frase molto utilizzata dal Maestro Dōgen, come concreta espressione dello spazio. Spazio che qui egli esamina attraverso il commento alle parole del Buddha Śākyamuni e di diversi altri maestri.
Un pugno é l’intero Universo. La nostra pura mente contiene ed illumina le dieci regioni del mondo;[1] essa illumina completamente le sue ossa e il suo midollo. Una volta il Buddha Śākyamuni disse ad una grande assemblea: “Nella terra-di-Buddha dell’intero Universo vi é un unico veicolo.” L’intero Universo é la terra-di-Buddha. Se non lo consideriamo così, non vi sarà alcun Universo. Poiché l’intero Universo é la terra-di-Buddha, il Buddha ne é il Signore e Maestro.
Proprio questo mondo di fenomeni corrisponde esattamente alla terra-di-Buddha di Śākyamuni. Essi sono sei di uno, una mezza dozzina dall’altro. L’intero Universo, poi, può essere considerato come una sola direzione o un solo Buddha. Perciò ogni direzione ed ogni Buddha contiene in sé tutti gli altri.
L’intero Universo ha parecchie dimensioni. Per esempio: una direzione, quella direzione, questa direzione o quella attuale; può essere considerato come la direzione dell’Occhio del Buddha, di un pugno, di un pilastro rotondo o di una lanterna di pietra. I Buddha, in seno alla terra-di-Buddha dell’intero Universo, sono liberi da concetti come grande, piccolo, puro o impuro. Ecco perché tutti i Buddha dell’intero Universo si lodano l’un l’altro. Occasionalmente essi si criticano a vicenda, ma anche questo é il girare della ruota della Legge, e la loro è una critica ben diversa dalla critica della gente comune. Questi Buddha sono in relazione tra loro come maestro e allievo, e si mettono in dubbio l’un l’altro al fine di coltivare la propria prassi. Per ereditare l’insegnamento dei Buddha e dei Patriarchi dobbiamo studiare nello stesso modo. A differenza della gente comune o dei dèmoni, i Buddha non insultano e non calunniano alcuno. Se diamo un’occhiata ai sūtra trasmessi in Cina che ci parlano della vita di Śākyamuni, troveremo che Egli non disse nulla sulla superiorità o sull’inferiorità degli altri Buddha, e nemmeno sul fatto che fossero o no degli autentici Buddha. In tutto l’insegnamento di Śākyamuni non vi è una sola parola di critica né alcuna denuncia di errore. Inoltre, non troveremo in alcun altro Buddha una critica nei suoi confronti. Il Buddha Śākyamuni disse: “Io conosco la forma reale. Questo può essere affermato da ogni Buddha dell’Universo.” Dovete sapere che questa forma é come un cerchio. Significa che una lunga pertica di bambù é lunga, ed una corta é corta; semplicemente questo e basta.
Se tutti i Buddha dell’intero Universo conoscono tale forma, anche Śākyamuni deve conoscerla. “Io conosco la forma” é condiviso da tutti i Buddha dell’intero Universo. È la mia forma, la forma della conoscenza o la forma reale, la forma di tutte le cose, la forma dell’intero Universo, la forma del mondo fenomenico e la forma di Śākyamuni. Questa é l’essenza dei sūtra buddhistici. I Buddha e la terra-di-Buddha non sono due cose diverse. Non sono animato o inanimato, illusione o risveglio, né bene, male o neutralità, puro o impuro, creazione o mantenimento, e nemmeno distruzione o svuotamento, permanente o impermanente, esistente o non esistente, se stessi o altri. Essi sono al di là dei quattro tipi di osservazione,[2] e al di là di ogni negazione. La terra-di-Buddha non é altro che l’intero Universo, e l’intero Universo é l’intero Universo e null’altro.
Il Maestro Zen Chōsa Keishin,[3] disse: “L’intero Universo é nell’occhio di uno śramana[4].” Questo occhio é l’occhio di Gautama, l’Occhio e il Tesoro della Vera Legge. Per quanto questa Legge sia stata trasmessa ad Ānanda,[5] essa é ancora l’occhio di Gautama. Ogni fenomeno dell’intero Universo è contenuto in quell’occhio. Esso é progressivo e possiede numerosi occhi. “L’intero Universo” sono parole utilizzate dai monaci come espressione quotidiana. Quotidiano significa usato giornalmente. In giapponese ha anche il significato di abituale o ordinario. Eppure, anche questa espressione di uso quotidiano contiene l’intero Universo. Sì, anche una sola parola contiene l’Universo intero. Dobbiamo chiarirlo.
L’intero Universo é privo di limiti: esso é l’intero mondo delle dieci direzioni. Perciò “L’intero Universo” é un’espressione in uso nella nostra vita quotidiana. Ad esempio, un re chiede al suo servo di portare un cavallo, o un po’ di sale, o una brocca d’acqua, e il servo porta esattamente ciò che il re gli ha chiesto.[6] Chi può dire che tipo di uomo trascende la coscienza limitata della gente comune, e trasforma il suo corpo e la sua mente? Un discorso ordinario si trasforma nelle parole del Buddha. L’oceano parla e le montagne hanno la lingua, e questo è il discorso quotidiano del Buddha. Non è necessario usare proprio la bocca e la lingua per pronunciare tali parole. Anche se la bocca è coperta e le orecchie sono chiuse, le parole continuano ad essere pronunciate e udite, senza fine. Se potete pronunciare ed ascoltare tali parole, siete uno che realmente capisce l’Universo intero.
“L’intero Universo è il corpo di uno śramana.” Alla nascita, il Buddha Śākyamuni puntò un dito al cielo e uno alla terra e disse: “Lassù nei cieli e ovunque sulla terra sono l’unico ad essere onorato.” Ecco l’intero Universo che esiste come corpo di uno śramana. La sua testa, occhi, naso, pelle, carne, ossa e midollo formano il corpo liberato di uno śramana nell’intero Universo, e questo intero Universo non può spostarsi da un luogo all’altro: è semplicemente ciò, quiddità.
“L’intero Universo è la mia luce infinita.” “La mia luce infinita” è il sé esistente prima della nascita dei nostri genitori. Questo sé può essere posto nel palmo della vostra mano – è l’intero Universo. Questo sé è realizzato nella nostra esistenza presente. È là dove dobbiamo aprire la Sala del Buddha, per scoprire il Buddha in noi stessi. In quell’istante, poiché la nostra immagine è tanto brillante ed abbagliante, ci liberiamo del nostro sé limitato e la nostra luce infinita pervade l’intero Universo; il muro che ci imprigiona è abbattuto e, per la prima volta, sperimentiamo il nostro vero sé. Non è poi così difficile liberare il proprio sé reale; è trascendere l’attaccamento ad esso, che è difficile. Dopo aver visto il Buddha ed aver coltivato la prajñā,[7] dobbiamo andare al di là di essa; allora l’intero Universo diventerà la nostra stessa luce infinita. Le nostre attività giornaliere di mangiare riso e indossare un kesa, sono l’attività della nostra luce infinita. Se qualcuno dubita della nostra luce infinita, dovrebbe ricevere trenta colpi, anche se è un vero peccato.
“L’intero Universo è all’interno della nostra luce infinita.” I nostri occhi sono l’origine della nostra luce infinita. Chiara visione è vedere la luce infinita. Quando la nostra visione è veramente chiara anche la luce infinita scompare e vediamo l’intero Universo. Tuttavia è necessario sedere in zazen o dimorare in un monastero Zen per avere conoscenza di questo.
“Nell’intero Universo nessuno non è se stesso.” L’Universo intero è me stesso così com’è, me stesso come me stesso, te stesso come te stesso, me stesso come te stesso. Me stesso è te stesso, te stesso è me stesso, e l’intero Universo forma un’unità. Questa è la vita nella Via del Buddha e si trova nel palmo della nostra mano. La nostra forma originaria non può essere ottenuta da altri. La vita del Buddha o di Bodhidharma si può trovare in un pilastro rotondo? Dovete sapere che il venire e l’andare di un pilastro rotondo è il venire e l’andare dell’intero Universo.
Il Grande Maestro Genshain Sōitsu[8], disse: “L’intero Universo è una perla splendente.”[9] Dobbiamo capire chiaramente che quest’unica perla splendente riempie l’Universo intero. Sia gli dèi che i dèmoni vivono all’interno dell’unica perla splendente; i Buddha e i Patriarchi la considerano l’essenza del Dharma. Anche gli uomini e le donne che vivono nel mondo, tengono quest’unica perla in grande stima e, sia i principianti che gli studenti avanzati, la studiano. Azioni quotidiane quali indossare gli abiti o mangiare riso, sono all’interno di quest’unica perla splendente, di fatto.
Il mio defunto Maestro utilizzava anche una palla di fango per spiegare ai suoi allievi l’unica perla splendente. Questa unica perla splendente è la massima di Gensha Sōitsu, che fu tra quelli che trasmisero la Via. È la parola della vera esperienza dei Buddha e dei Patriarchi. Quando sperimentiamo la loro vita, ciò ci dà la forza di sperimentare il nostro proprio risveglio. E questo non è altro che l’attività della vita dei Buddha e dei Patriarchi.
Una volta, un monaco chiese all’Abate Kempō:[10] “Ho sentito dire che vi è una sola porta che conduce al nirvāna, utilizzata da tutti i Buddha nell’intero Universo.” Kempō, col suo bastone, disegnò un grande cerchio nell’aria e disse: “Eccola!” “Eccola!” è l’intero Universo. Tutti i Buddha sono nel bastone e il bastone è proprio qui; l’unica via dell’intero Universo. Non perdete il bastone nella la narice del Buddha, e non smarritelo nella narice del bastone. Non preoccupatevi di sapere se Kempō e tutti i Buddha dell’Universo intero abbiano raggiunto il risveglio: “Eccola!” Sebbene la risposta di Kempō fosse vera, mi auguro che egli avesse una piena comprensione del cerchio che disegnò col suo bastone. Il respiro del Buddha è l’intero Universo – questo è quanto dobbiamo imparare.
Trasmesso, il 13 novembre 1243, ai monaci del Kippōji, nell’Echizen, in Giappone.
Trascritto da Ejō, nell’alloggio dell’allievo principale del Daibutsuji nell’Echigo, il 24 dicembre 1246.
[1] Le dieci direzioni sono: i quattro punti cardinali, i quattro punti intermedi, nonché verticale e orizzontale, o alto basso.
[2] Essi sono: 1) Esistente: essere o avere. 2) Non-esistente: essere privo di, o assenza. Questi due tipi rappresentano l’approccio affermativo e negativo della realtà. 3) Sia esistente, sia non-esistente: suggerisce la realtà concreta come comprensiva di due aspetti. 4) Né esistente, né non-esistente: suggerisce la realtà come al di là di affermazione e negazione.
[3] Il Maestro Chōsa Keishin (?-868), nella linea di trasmissione del Maestro Nansen Fugan. [Chang-sha Ching-ts’en]
[4] Śramana (lett. “Colui che si sforza”) originariamente descriveva un mendicante itinerante che non apparteneva alla casta dei brahmāni, diversamente da un parivrājaka, che è un mendicante itinerante religioso di origine brahmānica. Il Buddha applicò ai monaci buddhisti il termine śramana.
[5] Ānanda, cugino e discepolo del Buddha, fu il successore del Maestro Mahākāśyapa e divenne il secondo Patriarca dell’India.
[6] Si veda il cap. 74, Ōsakusendaba.
[7] Una delle sei pārāmita. Si tratta della forma più alta e completa di conoscenza che non ha nulla a che vedere con la conoscenza concettuale.
[8] Il Maestro Gensha Shibi (835-907), un successore del Maestro Seppō Gison. Noto anche come Sōitsu Daishi. [Hsüan-sha Shih-pei]
[9] Si veda il cap. 7, Ikkamyōyu.
[10] Il Maestro Esshū Kenpō (?), nella lina di trasmissione del Maestro Tōzan Ryōkai (807-869). [Yüeh-chou Kan-feng]