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RYŪGIN
Il Ruggito del Drago
Nella Cina antica queste parole indicavano qualcosa che va al di là della semplice percezione uditiva; una specie di contatto mistico con la natura. In questo capitolo il Maestro Dōgen insiste sul fatto che la realtà, che è completa in sé, non può essere limitata all’area delle percezioni sensoriali. Attraverso il commento di un famoso kōan del Maestro Daidō e delle parole dei Maestri Kyōgen, Sekitō e Sōzan, il Maestro Dōgen ci dimostra ciò che non può essere udito solo attraverso le orecchie.
Un giorno, il Grande Maestro Jisai[1] del monte Tōsu nel Jōshū, fu così interrogato da un monaco: “Un vecchio albero rinsecchito ruggisce come un drago, o no?” Jisai rispose: “Nella mia Via del Buddha anche un teschio proclama la grande Legge.”
La gente comune dice che un vecchio albero rinsecchito[2] è solo un vecchio albero rinsecchito e che la cenere è solo cenere. Vi è una gran differenza tra le opinioni di costoro e quelle dei Buddha e dei Patriarchi. La gente comune discute il concetto di albero rinsecchito, ma non sa cosa realmente esso sia. Ancor meno capisce il ruggito di un drago. Questi pensano che un albero rinsecchito sia un albero morto, e che non avrà foglie la primavera successiva.
I Buddha e i Patriarchi comprendono in questo modo un albero rinsecchito: anche se l’oceano si prosciugasse non potremmo vederne il fondo. “L’oceano si prosciuga” è lo stesso che “L’albero si dissecca.” Un albero rinsecchito è un albero che in primavera avrà foglie. ‘Rinsecchito’ è la continuità dell’albero. Tutti gli alberi sulle montagne, negli oceani e nel cielo sono secchi. Lo spuntare di nuove gemme sugli alberi è essere secchi ed udire il ruggito del drago. Anche un albero immenso è il prodotto di un albero rinsecchito. La forma, la natura, la qualità e la forza di un albero rinsecchito sono il sostegno rinsecchito della Via del Buddha. Il termine rinsecchito si può applicare sia agli alberi di una valle montana, sia a quelli di un villaggio; possiamo usare il termine conifera per quelli in montagna e jinten[3] per quelli in un villaggio.
Il Maestro Zen Sekitō,[4] una volta disse: “È a causa della radice che le foglie appaiono.” Questo è i Buddha e i Patriarchi. La radice più profonda e le foglie più esterne sono un tutt’uno nella radice della verità. Dobbiamo studiare ciò.
In questo albero rinsecchito, lungo è lungo, corto è corto. Quantunque un albero rinsecchito trascenda il ruggito del drago, non può esservi ruggito di drago se l’albero non è rinsecchito. “Molte primavere vengono e vanno ma la natura dell’albero rinsecchito non muta mai.” Inoltre, il ruggito del drago non dovrebbe esser concepito nei termini dei cinque toni,[5] anche se quelle note sono contenute nel ruggito del drago.
Nel porre la domanda, per la prima volta il monaco manifestò il suo desiderio di raggiungere la verità. La risposta di Tōsu: “Anche un teschio proclama la grande Legge” compendiò l’intero Dharma e confermò la domanda del monaco. L’atteggiamento di Tōsu era il vero atteggiamento buddistico ossia, quello di porre il benessere degli altri prima della nostra stessa illuminazione. Questo è il teschio ed il ruggito di un drago.
Una volta, un monaco chiese al Grande Maestro Shuto,[6] di Kyōgenji: “Cos’è la Via del Buddha?” Il Maestro disse: “Il ruggito del drago in un albero rinsecchito.” E il monaco: “Non capisco.” Ryuto gli disse: “È gli occhi ardenti di un teschio.”
In un’altra occasione, un monaco chiese al Grande Maestro Sekisō:[7] “Cos’è il ruggito del drago in un albero rinsecchito?” “Stai conservando una mente che ricerca il piacere” gli disse il maestro. “Che cosa sono gli occhi ardenti di un teschio?” chiese ancora il monaco. Sekisō disse: “Stai ancora conservando quella coscienza.”
In un’altra occasione ancora, il Grande Maestro Sōzan Honjaku,[8] fu interrogato da un monaco: “Cos’è il ruggito del drago in un albero rinsecchito?” Sōzan disse: “La linfa vitale[9] non ha mai smesso di fluire.” “Cosa sono gli occhi ardenti di un teschio?” chiese allora il monaco. “Un albero rinsecchito non si dissecca mai” fu la risposta di Sōzan. E il monaco continuò: “Non riesco a capire. C’è qualcuno che ci riesce?” “Chiunque, in ogni parte del mondo, lo può capire” gli disse Sōzan. Il monaco disse: “Ancora non capisco. Vi è qualche parola che possa descrivere adeguatamente il ruggito del drago?” Il Maestro replicò: “Io stesso non riesco a capire il significato delle parole.” Il monaco non riuscì a comprendere la risposta di Sōzan e la sua vita fu sprecata.
Ognuno di questi dialoghi utilizza una forma di conversazione che è tanto diversa dai discorsi ordinari quanto lo è il ruggito del drago dalla voce di un uomo. All’interno dell’albero rinsecchito o nel teschio, questi non hanno a che vedere con la discriminazione tra dentro o fuori, sé o altri, bensì permeano passato e presente. Dicendo al monaco della mente che cerca il piacere, Sekisō cercava di mostrargli una forma più completa del drago ruggente. Con la seconda risposta: “Ancora conservi quella coscienza” cercò di offrirgli il sapore della liberazione.
“La linfa vitale non cessa mai” di Sōzan, cerca di esprimere ciò che non può essere espresso a parole; “Non secca mai” è lo stesso che “Il fondo dell’oceano non può essere visto.” È un disseccarsi senza fine. Quando il monaco chiese se vi fosse qualcuno che poteva capire ciò, Sōzan affermò che chiunque al mondo lo può capire. Ciò significa che chiunque è in grado di udire il ruggito del drago – esiste ovunque. Approfondiamo un poco questo aspetto. Lasciando da parte, per il momento, la possibilità che nessuno abbia udito il ruggito del drago, consideriamo dov’è il ruggito del drago quando tutti lo odono.
Sappiamo che il ruggito del drago è un suono prodotto nella mente, come quando si respira attraverso il naso. Sōzan, con la sua ultima risposta, voleva dire che non poteva esprimere a parole il ruggito del drago ma, di fatto, la sua stessa voce era il ruggito del drago. Il monaco non poteva capire ciò e di conseguenza la sua vita era sprecata. Questo è un vero peccato.
I dialoghi di Kyōgen, di Sekisō e di Sōzan sul ruggito del drago, addensano le nubi e attirano l’acqua. Il dire o non dire, gli occhi ardenti o il teschio, queste sono diverse voci di drago. La domanda posta a Sōzan sul ruggito del drago era come il crà di una rana gigante, e la domanda sul teschio era come la voce di un verme di terra. Era il ruggito del drago e l’incessante linfa vitale dei Buddha e dei Patriarchi. Questo grande flusso trasferisce l’acqua da una zucca all’altra e non si esaurisce mai. Un pilastro rotondo diventa significativo, e una lanterna di pietra incontra una lanterna di pietra.
Trasmesso il 25 dicembre del 1243 ai monaci dell’Eiheiji, nell’Echizen.
[1] Il Maestro Tōsu Daidō (819-914), nella linea di trasmissione del Maestro Sekitō Kisen. Successore del Maestro Suibi Mugaku. [T’ou-tzu Ta-t’ung]
[2] L’albero rinsecchito simboleggia la vivida condizione non-emozionale, o condizione di non-dualità.
[3] Jinten significa uomini e dèi.
[4] Il Maestro Sekitō Kisen (700-790), nella linea di trasmissione del Maestro Daikan Enō. [Shih-t’ou Hsi-ch’ien]
[5] Si riferisce alle tonalità della musica pentagonale cinese.
[6] Il Maestro Kyōgen Chikan (?-898), nella linea di trasmissione del Maestro Isan Reiyū. [Hsiang-yen Chih-hsien]
[7] Il Maestro Sekisō Keisho (807-888), nella linea di trasmissione del Maestro Yakusan Igen. [Shih-shuang Ch’ing-chu]
[8] Il Maestro Sōzan Honjaku (840-901), uno dei successori del Maestro Tōzan Ryōkai. [Ts’ao-shan Pen-chi]
[9] La trasmissione dei Buddha e dei Patriarchi.