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BUSSO
I Buddha e i Patriarchi
In questo breve capitolo il Maestro Dōgen ci invita a venerare i cinquantasette Buddha e i Patriarchi dei suoi tempi. Confermando la tradizione, egli elenca i nomi dei Sette Buddha, dei ventotto Patriarchi Indiani e dei ventidue Patriarchi Cinesi, fino al Maestro Tendō Nyojō che egli spesso cita con le parole: “Il mio defunto Maestro, l’eterno Buddha”, o “L’eterno Buddha Tendō.”
Shurei.[1]
Per rendere viventi i Buddha e i Patriarchi é necessario salmodiare i loro nomi e prostrarsi davanti a loro. Tutti i Buddha e i Patriarchi passati, presenti e futuri, da tempi immemorabili cantano e si prostrano l’uno all’altro. E così come Buddha e Patriarchi possiedono la vera forma del Dharma del Buddha, nel prostrarci possiamo raggiungere la vera visione penetrante. Addestrandoci e realizzando la loro virtù, la nostra via diventa la Via dei Buddha e dei Patriarchi. I nomi dei Buddha e dei Patriarchi sono:
I sette Buddha:
1. Buddha Vipaśyin, “Universale proclamazione della Legge”
2. Buddha Śikhin, “Fuoco”
3. Buddha Viśvabhū, “Compassione Universale”
4. Buddha Krakucchanda, “Eremita Dorato”
5. Buddha Kanakamuni, “Saggio Dorato”
6. Buddha Kāśyapa, “Luce che Tutto Assorbe”
7. Buddha Śākyamuni, “Rettitudine e Contemplazione”
I Patriarchi Indiani:
1. Mahākāśyapa
2. Ānanda
3. Śānavāsa
4. Upagupta
5. Dhītika
6. Bibhaka [o Micchaka]
7. Vasumitra
8. Buddhanandhi
9. Buddhamitra
10. Pārśva
11. Sunaśata [o Punyayaśas]
12. Aśvaghosa
13. Kapimala
14. Nāgārjuna
15. Kānadeva
16. Rāhulabhadra
17. Samghanandi
18. Geyāśata [o Samghayasas]
19. Kūmāralabda
20. Sāyanta
21. Vasubandhu
22. Manoda [o Manura]
23. Hakulenayaśas
24. Simha
25. Vaśasuta
26. Punyamitra
27. Prajñātāra
28. Bodhidharma [primo Patriarca in Cina][2]
I Patriarchi in Cina:
2. (Taiso) Eka [Hui-k’o]
3. (Kanchi) Sōsan [Chien-chic Seng-ts’an]
4. (Daii) Dōshin [Ta-i Tao-hsin]
5. (Daiman) Kōnin [Ta-man Hung-jen]
6. (Daikan) Enō [Ta-chien Hui-neng]
7. Seigen Gyoshi [Ch’ing-yüan Hsing-ssu]
8. Sekitō Kisen [Shih-t’ou Hsi-ch’ien]
9. Yakusan Igen [Yao-shan Wei-yen]
10. Ungan Donjō [Yün-yen T’an-sheng]
11. Tōzan Ryōkai [Tung-shan Liang-chieh]
12. Ungo Dōyō [Yün-chü Tao-ying]
13. Dōan Dōhi [T’ung-an Tao-p’i]
14. Dōan Kanshi [T’ung-an Kuan-chih]
15. Ryōzan Enkan [Liang-shan Yüan-kuan]
16. (Taiyō) Keigen [Hu-kuo Ching-yüan]
17. (Tōsu) Gisei [T’ou-tzu I-ch’ing]
18. (Fuyō) Dōkai [Fu-jung Tao-chieh]
19. (Tanka) Shijun [Tan-hsia Tzu-ch’un]
20. (Shinketsu) Seiryō [Chen-hsieh Ch’ing-liao]
21. (Tendō) Sōkaku [T’ien-t’ung Tsung-chüeh]
22. (Setchō) Chikan [Hsüeh-tou Chih-chien]
23. (Tendō) Nyojō [T’ien-t’ung Ju-ching]
Studiando sotto il mio defunto Maestro Tendō Nyojō, davvero un vecchio Buddha, io, Dōgen, nel corso dell’addestramento estivo nel periodo Hokyō Gannen Kinototori della grande dinastia Sung,[3] mi sono prostrato a questi Buddha e Patriarchi. Questa é la corretta trasmissione da Buddha a Buddha.
Data: 3 gennaio 1241.
Scritto, e trasmesso ai monaci, nel Kannondōriin del Koshō-hōrinji, nell’Uji-gun, Yamashiro no kuni, Giappone.
Ricopiato da Ejō, il 14 maggio 1244, nell’alloggio del discepolo principale del Kippōji, nell’Eichizen no kuni.
[1] Shurei è un termine che significa profondo rispetto, riverenza, ed è quindi un invito a prostrarsi nell’eseguire la recitazione dei nomi degli antichi Buddha e Patriarchi. Sull’importanza delle prostrazioni si veda il cap. 49, Dhāranī.
[2] In Cina il suo nome divenne P’ut’itamo o, semplicemente Tamo.
[3] 1225.