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DAIGO
La Grande Realizzazione
Il Maestro Dōgen affronta in questo denso capitolo, l’argomento del risveglio, dell’illuminazione o realizzazione. Quest’ultimo termine è forse preferibile perché contiene in sé un aspetto costruttivo, realizzativo appunto, attraverso il quale si può pervenire, con una esplosione istantanea, alla immediata, e perciò non-mediata, condizione di non-illusione. Anche qui, l’insegnamento del Maestro Dōgen passa attraverso l’analisi ed il commento di alcuni kōan.
Per mezzo dell’esperienza e della prassi del risveglio, avviene la corretta trasmissione della grande Via; essa passa senza modifiche da Patriarca a Patriarca e suo tramite, la grande illuminazione si manifesta e non cessa mai. Ma non siate attaccati all’idea di grande illuminazione, altrimenti la vostra prassi ristagnerà. Dovete essere totalmente distaccati da una simile idea, né dovete mai cercarla o desiderarla.
“Privi di risveglio raggiungeremo la nostra meta finale”, “Pensaci due volte sul risveglio”, o “Abbandona l’illuminazione e cammina liberamente” sono espressioni che dimostrano che per raggiungere la libertà dobbiamo trascendere il concetto di grande illuminazione. Il grande risveglio è l’attività quotidiana dei Buddha e dei Patriarchi, ma essi non ci pensano mai. Il loro risveglio regola, comprende, ed è regolato dal tempo. Questo è lo scopo del grande risveglio. La gente comune non riesce ad afferrarlo perché è attaccata a varie cose, ma i Buddha possono aprire la porta verso il risveglio, per mezzo della chiave della completa libertà.
Tutti i Buddha hanno imparato, attraverso la grande illuminazione, a realizzare il vero significato del risveglio nella vita quotidiana. Ciò nonostante, i Buddha sono distaccati dall’idea di grande illuminazione, ed essa stessa non è consapevole di chi sia o non sia un Buddha.
In ogni caso, gli esseri umani realizzano il risveglio in molti modi diversi. Alcuni comprendono il significato della vita, fin dalla nascita, e sono distaccati in ogni periodo della loro vita, inizio, metà e fine. Altri raggiungono il non-attaccamento conoscendo a fondo il vero significato dello studiare, cioè studiarsi da sé, lo studio della propria pelle, carne, ossa e midollo. Altri imparano come un Buddha: non posseggono la comprensione dalla nascita o attraverso lo studio di se stessi, ma la raggiungono trascendendo il mondo degli opposti. Altri ancora ottengono la conoscenza di sé senza ricorrere a maestri, sūtra o altro; la loro vera natura si manifesta da sé. Diversi tipi di persone hanno diversi modi di realizzazione, e ognuna di esse possiede la capacità di comprendere la vera funzione e il significato della sua propria natura.
Poiché tutti possiedono l’innata capacità di raggiungere la vera conoscenza di se stessi, allora si può affermare che sono già illuminati, che hanno ricevuto il sigillo del risveglio, e che studiano la Via del Buddha. Dunque, quando i Buddha e i Patriarchi realizzano l’illuminazione, semplicemente tornano alla loro casa originaria. Diventare un Buddha è avere il risveglio del Buddha; un dinamico e vivente risveglio. Questo esiste in modo innato ed è il risveglio originario che comprende i tre mondi,[1] le cento erbe, i quattro elementi,[2] i Buddha, i Patriarchi e i kōan.[3] Esso continuamente si sviluppa e si manifesta. Così possiamo vedere che proprio ora, è il momento per la nostra Grande Illuminazione.
Il Grande Maestro Esho[4] del tempio Rinzaiin, disse: “Durante la grande dinastia Tang non avreste potuto trovare una sola persona non illuminata, per quanto a fondo aveste cercato.” Poiché Rinzai trasmise la vera Via del Buddha, non c’è motivo di dubitare della sua affermazione. Esaminando a fondo la sua frase, vedremo che “La dinastia Tang” non si riferisce ad una precisa epoca o luogo. È il paese del nostro corpo e mente, perciò non pensate che il risveglio si trovi in qualche luogo specifico. Perciò Eshō disse che era così difficile trovare una persona non illuminata durante la dinastia Tang. Egli voleva dire che il nostro sé reale, tanto nel passato che nel presente, è il sé illuminato.
“Nel corso della storia, tutti i taglialegna di montagna e tutti i pescatori del mare hanno realizzato il risveglio.” Gli allievi, studiando le parole di Rinzai, non perderanno il proprio tempo. Comunque, dovremmo anche studiare gli insegnamenti di altri Patriarchi. Ora chiediamo a Rinzai: “Se pensi solo che sia difficile trovare persone non illuminate, questo non è sufficiente. Dovresti anche capire che è altrettanto difficile trovare persone illuminate. Dovresti poi sapere che vi sono persone risvegliate a metà, dall’apparenza meravigliosa e splendente. Non hai mai visto una simile persona?”
Anche se può essere vero che fosse difficile trovare persone non illuminate durante la dinastia Tang, non fate di ciò il parametro del vostro studio. Piuttosto, cercate di trovare parecchie grandi dinastie in cui ci sia stata una sola persona illuminata, anche a metà. Questo è facile o è difficile da comprendere? Se riuscite a capire questo punto, si può dire che siete un Buddha o un Patriarca, dalla prassi reale.
Un giorno un monaco chiese al Grande Maestro Hōchi[5] del tempio Kegonji: “Cosa succede se un uomo di grande illuminazione, torna all’illusione?” Il Maestro rispose: “Uno specchio spezzato non rifletterà mai più, e i fiori non possono risbocciare sul ramo.” Benché questo sia solo un dialogo, rivela la verità al monaco. Simili conversazioni si possono udire solo nel monastero di Kegon, oppure da qualcuno che sia allievo di Tōzan. Ecco perché il suo monastero può essere chiamato un vero monastero dei Buddha e dei Patriarchi.
Quando diciamo “Un uomo di grande risveglio” ci riferiamo a chi non possiede l’illuminazione fin dall’inizio, né la raggiunge da qualche altra parte e la tiene nascosta. Questo risveglio esiste apertamente sia nel Buddha che in ogni Sala del Dharma, ma non può essere ottenuto da un vecchio novizio, né può essere coltivato da soli. Eppure, la grande illuminazione esiste sempre; non si dovrebbe concepirla come una mera assenza di illusione. Ancora, non pensate che, essendoci una grande illuminazione, vi sia una grande illusione. Non solo l’uomo di grande illuminazione accresce il suo risveglio, ma anche l’uomo di grande illusione accresce il suo risveglio.
“Cosa succede quando un uomo dalla grande illuminazione cade nell’illusione?” solleva la questione centrale, e la risposta di Kegon è l’unica che dovremmo utilizzare; sono le parole colme di merito dei Buddha e dei Patriarchi. Un uomo di grande illuminazione che ha un’illusione è uguale ad una persona non risvegliata? È possibile per un uomo di grande illuminazione avere un’illusione? È possibile trasformare la sua illusione in risveglio? Oppure l’illusione copre l’illuminazione? Oppure, trasformando l’illusione in illuminazione, quella si chiama ancora illusione? Queste sono le questioni da chiarire.
La risposta di Kegon andò diritta al cuore di queste domande. Egli voleva dire che risveglio e illusione sono come le due mani di un corpo. Lo scopo ultimo della nostra prassi è stabilire se è possibile che un uomo di grande illuminazione abbia illusioni. Si può dire che un’accresciuta grande illusione è come un ladro incapace di riconoscere il figlio e viceversa.
La grande illuminazione riconosce il ladro come ladro e il figlio come figlio. Inoltre, se una piccola porzione viene aggiunta o tolta a una grande quantità, nessuno potrà vederne il cambiamento, indipendentemente dal fatto che sia o no risvegliato. Dovremmo perciò esaminare l’accresciuta grande illusione, e scoprirne il vero significato. In quel momento incontreremo l’uomo di grande illuminazione. Dobbiamo esaminare noi stessi per scoprire se abbiamo una simile illusione.
La risposta di Kegon “Uno specchio rotto non riflette più” riguarda il presente: lo specchio è rotto. Non preoccupatevi della precedente condizione dello specchio. Questa risposta può essere intesa nel senso che una persona dalla grande illuminazione non cade mai nell’illusione; ciò non è vero. Se la pensate così, non afferrate il punto essenziale. La risposta di Kegon riguarda il momento attuale: una persona illuminata cade nell’illusione. Quando il fiore cade, succede solo questo e null’altro. Indipendentemente dall’altezza a cui si trova, il fiore cade. Quando lo specchio si spezza è il tempo del distacco. Esso non riflette più, indipendentemente da quali pensieri possano esistere. È il non-attaccamento. Indagare sul vero significato dello specchio rotto e del fiore caduto, è avere una grande comprensione circa l’illusione di una persona illuminata.
Non pensate, come la maggioranza della gente, che chi possiede una grande illuminazione e diventa un Buddha sia diverso dalla gente comune, né che la grande illuminazione faccia sì che i Bodhisattva ritornino nel mondo per cercare di salvare gli altri. In questo studio non c’interessa la differenza tra illuminazione e illusione, o tra Buddha e gente comune. La grande illuminazione è ancora diversa dal grande risveglio di un Bodhisattva. La grande illuminazione è senza inizio o fine; così è l’illusione. La grande illuminazione non è esteriore e non c’è alcuna illusione che la ostacoli. La grande illuminazione contiene l’illusione e non è implicata in grande o piccolo. Essa è la grande illuminazione di se stessa: è montagne coperte di neve, è pietre e alberi. La grande illuminazione dei Buddha è per gli esseri senzienti, e la grande illuminazione degli esseri senzienti illumina la grande illuminazione dei Buddha. Non vi è distinzione tra loro. La grande illuminazione non è soltanto la funzione di noi stessi o degli altri. Essa pervade ogni cosa: è il centro dell’esistenza, sia nella forma del risveglio che in quella dell’illusione. L’illusione può solo cercare la grande illuminazione, e non potremo mai trovare la grande illuminazione al di fuori dall’illusione.
Il Sacerdote Meiu di Kyōcho[6] mandò un monaco perché chiedesse a Kyōzan:[7] “La gente di oggi ha bisogno del risveglio?” Kyōzan rispose: “Il risveglio esiste, ma è facile fraintenderlo.” Il monaco tornò da Meiu e riferì. “Che stupenda risposta! Soltanto un vero grande maestro Zen avrebbe potuto dare una tale risposta.” Meiu stimava molto Kyōzan. “La gente d’oggi” è l’eterno presente. Migliaia di anni esistono nel presente e il punto focale del nostro studio è la nostra vita, ora. La comprensione deve essere raggiunta attraverso il corpo e mente, e non bisogna basarsi sulle interpretazioni di altri. Dobbiamo riflettere sul fatto che tutte le cose sono contenute nel nostro sé originario. Dobbiamo investigare su questo principio con una mente limpida.
Recentemente, nella dinastia Sung, c’erano monaci che non si erano rasata la testa e che non comprendevano il Dharma del Buddha, malgrado lo avessero studiato per molti anni. Si sforzavano continuamente di diventare un Buddha e aspettavano sempre il risveglio che, secondo loro, era lo scopo fondamentale della Via. Che gente grossolana! Costoro non avevano mai conosciuto il vero Insegnamento del Buddha, così pensavano che l’illuminazione sarebbe sopraggiunta come risultato del loro zazen. Il desiderio di raggiungere il risveglio bloccava la loro prassi. Essendo attaccati all’idea del risveglio perdevano l’occa-sione di incontrare un vero maestro Zen; essi erano pigri, indolenti, perdevano tempo e non avevano alcuna comprensione del Dharma del Buddha.
I sacerdoti dei nostri tempi sono evasivi sulla domanda “La gente d’oggi ha bisogno di risveglio?” Se diciamo che c’è risveglio, lo negheranno. Se diciamo che l’illuminazione sorge, essi chiedono “Dov’è il risveglio nella vita quotidiana? È veramente risveglio? Abbiamo veramente bisogno di risveglio?”
Per i sacerdoti di oggi esistono due distinte condizioni: non-risveglio e risveglio. Costoro pensano che il non-risveglio diventi risveglio, e che sia conseguito in qualche altro luogo o da qualcun altro. Anche una simile idea non è altro che grande illuminazione. Il non-risveglio è, ed è sempre stato, una forma di risveglio. Per esempio, ieri ero non-illuminazione, oggi sono illuminazione. Nell’attuale risveglio possediamo il risveglio di ieri: il risveglio non comincia al momento della percezione. Perciò ogni cosa, proprio ora, qui, nell’eterno presente è la grande illuminazione. Quella è grande illuminazione, questa è grande illuminazione.
Questo fu trasmesso ai monaci nel Kannondōri-Koshōhōrinji, il 20 gennaio 1243.
Trascritto, per tutti gli esseri umani e celestiali, il 27 gennaio 1244, nel Kippōji, Echizen.
Ricopiato da Ejō, mentre era seduto in profonda concentrazione nel Kippōji, il 20 marzo 1244.
[1] Il Dhammapada riporta la divisione in kāma-loka (il mondo retto dal desiderio dei sensi), rūpa-loka (il mondo della forma sottile), ed ārūpa-loka (il mondo privo di forma).
[2] I quattro elementi, dal sanscrito catvā mahābhūtāni, sono: terra (peso e leggerezza), acqua (coesione e fluidità), fuoco (caldo e freddo), vento (impulso e movimento).
[3] Kōan, è l’abbreviazione di Kofu Antoku, che era in origine il nome di una tavola sulla quale venivano esposte le nuove leggi ufficiali, in Cina. All’interno della Via il suo significato è duplice. Uno rappresenta la concreta manifestazione del Dharma, l’Universo stesso, la realtà (Si veda il cap. 1, Genjōkōan). L’altro rappresenta una storia che manifesta i principi universali del Dharma del Buddha.
[4] Il Maestro Rinzai Gigen (?-867), uno dei successori del Maestro Ōbaku Kiun. Eshō Zenji è il suo titolo postumo. [Lin-chi I-hsüan]
[5] Il Maestro Kegon Kyūjō (?), uno dei successori del Maestro Tōzan Ryōkai (807-869). [Hua-yen Hsü-ching]
[6] Il Maestro Keichō Beiko (?), uno dei successori del Maestro Isan Reiyū (771-853). [Ching-chao Mi-hu]
[7] Il Maestro Kyōzan Ejaku (833-887), successore del Maestro Isan Reiyū. [Yang-shan Hui-chi]