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UJI

Esistenza-Tempo

 

 

All’interno della nostra esistenza, l’unico momento-tempo possibile  è l’istante presente – pas­sato e futuro non sono “esistenza-tempo” – infatti il punto di contatto tra tempo ed esistenza è proprio l’istante medesimo dell’azione, è: qui e ora. L’insegnamento del Maestro Dōgen, nel tentativo di mostrare la vera natura dell’Esistenza-Tempo, oscilla tra un punto di vista me­tafisico (L’essere è il tempo) e uno più propriamente introspettivo (Io stesso sono il tempo).

 

Un antico Buddha,[1] una volta disse: “L’essere-tempo sta sul più alto picco e giace sul fondo del più profondo oceano, l’essere-tempo è la forma di dèmoni e Bud­dha, l’essere-tempo è il bastone di un monaco, l’essere-tempo è un hossu,[2] l’essere-tempo è una lanterna di pietra, l’essere-tempo è un pilastro rotondo, l’essere-tempo è Taro, l’essere-tempo è Jiro,[3] l’essere-tempo è terra,  l’essere-tempo è cielo.”

Essere-tempo significa che il tempo è l’essere, vale a dire: “Il tempo è esistenza, l’esistenza è tempo.” La forma di una sta­tua del Buddha è tempo. Il tempo è la radiosa natura di ogni singolo istante: è l’istantaneo tempo quotidiano nel presente. Anche se non abbiamo calcolato da soli la lunghezza di un giorno, non vi è dubbio che esso contiene ventiquattro ore. Lo scorrere del tempo è chiaro, dunque non vi è ra­gione di dubitarne; tuttavia ciò non significa che sappiamo esatta­mente cosa sia il tempo. Generalmente par­lando, quando si dubita di qualcosa che non si capisce completa­mente, questa rimane oscura fino a che, in se­guito, non sarà chia­rita; da quel momento, i dubbi sono dif­ferenti. In tutti i casi i dubbi stessi sono creati dal tempo.

Tutte le cose esistono in noi stessi. Ogni cosa, ogni es­sere in questo intero mondo è tempo. Nessun oggetto ostacola o si oppone ad alcun altro oggetto, né il tempo può mai ostacolare alcun al­tro tempo. Perciò, se abbiamo la determinazione di rag­giungere il supremo ri­sve­glio, vedremo che anche l’intero mondo possiede, nello stesso tempo, questa determi­nazio­ne. Non vi è alcuna differenza tra la vostra mente e il tempo; siete messi in rela­zione dalla determina­zione di raggiungere il risve­glio. La stessa cosa vale per la prassi e il conse­guimento della Via.

L’intero mondo è incluso in noi stessi. Questo è il principio di “Noi, noi stessi siamo il tempo.” Investigate il principio che tutto nel mondo è tempo. Ogni istante comprende il mondo inte­ro. Se riu­sciamo a capire questo, sarà l’inizio della prassi e del risveglio. Nel momento in cui raggiungiamo questo livello, abbiamo una chiara compren­sione del significato di ogni e ciascuna prassi; un filo d’erba, ogni singolo oggetto, ogni cosa vivente è insepa­rabile dal tempo. Il tempo include ogni essere e ogni mondo. Le persone comuni che non conoscono il Dharma del Bud­dha, pensano che l’essere-tempo prenda a volte la forma di un dèmo­ne, a volte la forma del Buddha. È come la differenza tra vi­vere in una val­le e poi guadare un fiume e arrampicarsi su una montagna, per rag­giungere un palazzo. Vale a dire, montagna e fiume sono cose del passato, lasciate molto indietro, e non hanno alcuna relazione con il vivere nel presente. Sono separate quanto lo è il cielo dalla terra. Tut­tavia, ciò non è vero. Quando attra­versate il fiume o vi arrampi­cate sulla montagna, voi siete il tempo. Non possiamo essere separati dal tempo. Poiché in realtà non c’è alcun venire o andare nel tempo, que­sto significa che quando attraversiamo il fiume, o saliamo sulla mon­tagna, esistiamo nell’eterno presente del tempo; questo tempo include ogni tempo passato e presente. Attraversare il fiume, arram­pica­rsi sulla montagna, e vivere nel palazzo, esistono assieme, nell’essere-tempo, inter­relati. Dèmoni e Buddha sono il tempo di ie­ri, e una grande immagine del Buddha è il tempo di oggi. Il tempo di ieri è spe­rimentato nella nostra attuale esistenza. Sembra passare, ma il passato è sempre conte­nuto nel presente. Così il pino è tempo, e an­che il bambù è tempo.

Non considerate il tempo semplicemente come qualco­sa che vola via; non studiate solo l’aspetto fugace del tempo. Se realmente il tempo volasse via ecco che ci sarebbe separazione tra il tempo e noi stessi. Se pensate che il tempo sia solo un fenomeno carat­teriz­zato dallo scorrere, non capirete mai l’essere-tempo. Il significato centrale dell’essere-tempo è che tutti gli esseri nel mondo intero sono in relazione reciproca e non possono mai essere separati dal tempo. L’essere è tempo, dunque è il mio vero tempo. Nondimeno, vi è un movimento di tempo nel senso di uno scorrere dall’oggi al domani o dall’oggi all’ieri, o anche dall’ieri all’oggi, dall’oggi all’oggi, dal domani al domani. Questo movi­mento è la caratteristica del tempo, e passato e presente non possono essere ricalcati.[4] Il Maestro Seigen è tempo, Ōbaku è tempo, Kōsei è tem­po, Sekitō è tempo.

Poiché noi siamo l’essere-tempo, anche prassi e illumina­zione sono essere-tempo. Il non facile compito di in­se­gnare agli altri è, ancora una volta, essere-tempo. Poiché il pensiero delle persone non illuminate non è basato sulla giusta comprensione dell’essere-tempo, esse non possono sco­prire la vera Legge. La vera Legge è in loro ma essi non lo ca­piscono. La loro ignoranza della Legge determina la loro rina­scita. Per di più, simili persone pensano che la vera Legge non esista ai no­stri tempi o dentro di loro, e si convin­cono che non c’è neppure la possibilità di una qualche specie di eterna, per­fetta legge. Tuttavia, anche questo punto di vista molto limitato è parte dell’essere-tempo. La gente che ritiene di non essere risvegliata, deve sapere questo.

Possiamo calcolare il tempo come Uma-no-koku, dalle 11 alle 13, come Hitsuji-no-koku, dalle 13 alle 15, oppure come Ne, dalle 23 all’una di notte, o ancora come Tora, dalle 3 alle 5 del mattino, ma tutti questi sono solo momenti in­dipendenti e istantanei dell’essere-tempo. Sia le persone illuminate, sia le persone non illu­minate sono essere-tempo. Anche dèmoni e Buddha sono essere-tempo. Di fatto, l’essere-tempo comprende ogni cosa. È puro essere; in esso operano determinazione, prassi, risveglio e non attaccamento, che non sono diversi dall’essere-tempo. L’eterno presente include lo spazio illimitato; non vi è nulla al di fuori di questo.

Anche se fate un passo falso, o se smarrite tempora­neamente il cammino, siete ancora radicati nell’essere-tempo perché, ovviamente, prima e dopo l’aver smarrito la via siete all’interno dell’essere-tempo. Ogni cosa vivente è radicata nel puro, originale essere. Non pensate tuttavia che quello di essere sia un concetto stabile; l’essere comprende in sé ogni ciclo temporaneo. La maggior parte delle per­sone pensa che il tempo stia passando e non comprende che vi è un aspetto che non passa. Capire questo è capire l’essere; anche non ca­pire questo è essere.[5]

Tuttavia, senza comprendere l’essere-tempo non sarete mai realmente distaccati. Anche ritenendo di sa­pere esatta­mente cosa siete, è molto difficile possedere una reale comprensione di sé stessi. Il concetto che avete di voi stessi si modifica continuamente, man mano che scoprite di più sul vostro sé reale. Attraverso una completa comprensione, anche le idee circa la sag­gezza del risveglio o lo stato di non-attaccamento si vedranno proprio per quello che sono: tentativi, per di più illusori. Ricordate, tuttavia, che l’essere-tempo non dipende dalle idee; è la realizzazione dell’essere. Gli esseri del cielo, quali dèi e di­vinità, sono nell’essere-tempo. E tutte le cose nell’acqua o sulla terra sono essere-tempo. Il mondo di vita e morte e ogni cosa in essi, è es­sere-tempo. L’essere-tempo esiste ininterrottamente, realiz­zando se stesso nella vostra esperienza di questo momento. Ogni cosa esiste, nel pre­sente, dentro di voi.

Esistenza continua non è come la pioggia portata dal vento, ad est e ad ovest. Esistenza continua è l’intero mondo che agisce at­traverso se stesso. Considerate questo esempio: quando è prima­vera in una zona, è primavera anche tutto intorno a tale zona. La primavera copre l’intera regione. La primavera è solo primavera; non presup­pone l’inverno o l’estate. È la realizza­zione del ven­to e del sole di primavera. L’esistenza continua è così. Ma l’esistenza continua non è la primavera; piuttosto, l’esistenza continua della primavera è prima­vera. Trascurando di studiare seriamente il Dharma del Buddha, pen­seremo che l’esistenza continua sia posta molto lontano, che le cose la rin­corrano, e che essa, su lunghi periodi di tempo, conti­nui a mu­tare.

Per qualche motivo, il Grande Maestro Sekitō Musai[6] inviò il Maestro Yakusan Kōdō[7] in visita al Maestro Zen Daijaku.[8] Yaku­san chiese a Daijaku: “Ho studiato i testi dei tre veicoli e delle do­dici di­visioni[9] ma non conosco lo spirito che sta dietro ai sūtra. Per favore ditemi perché Bodhidharma venne dall’Occidente?” Daijaku rispose: “A volte alziamo le soprac­ciglia e ammicchiamo, a volte no.” Udendo questa ri­sposta Yakusan ebbe un grande risveglio e disse: “Quando stu­diavo sotto il Maestro Zen Sekitō, non riuscivo a capire niente. Ero come una zanzara che cerca di mordere una mucca di ferro.”

I detti di Daijaku sono molto diversi dai detti di altri. Qui, occhio e sopracciglia simboleggiano montagna e oceano; ciò perché le persone illuminate sono in armonia con la natura. Se alzano le so­prac­ciglia vedono una montagna, e se ammiccano possono impa­rare qual­cosa sull’oceano. Essi possiedono la verità. Tuttavia non pensate che queste azioni siano importanti; il fatto che alziate o no le soprac­ciglia non ha alcuna relazione con la verità. Il significato reale sta sempre nell’essere-tempo. La montagna è tempo, l’oceano è tempo. Monta­gna e oceano esistono solo nel presente. Se il tempo è distrutto, anche montagne e fiumi sono distrutti. Da questo punto di vista, le stelle del mattino, i Bud­dha, la saggezza del risveglio, così come la trasmissione da mente a mente, sono ani­mati dall’essere-tempo. Nessuna di queste cose potrebbe ac­cadere senza l’es­sere-tempo.

Un giorno il Maestro Zen Kisei[10] del Sekken, discendente di­retto della scuola Zen Rinzai ed erede dell’insegnamento di Shūzan, disse ai suoi monaci: “A volte la mente sorpassa le parole. A volte le parole sorpassano la mente. A vol­te la mente e le parole sor­passano se stesse, a volte non sorpas­sano se stesse.” Mente e parole si trovano all’interno nell’essere-tempo, così come sorpassare e non sorpassare sono nell’essere-tempo. Il tempo che viene non viene; il tempo che non viene è già venuto.[11]

È come un asino ed un cavallo.[12] La mente non se ne va, le pa­role sono già venute; la mente è già venuta, le parole non possono andarsene. Il venire non viene da fuori, il non-venire non è an­cora ve­nuto. L’essere-tempo è così. Venire o non-veni­re dovreb­bero essere pensati solamente come venire o non-veni­re. Conside­rate la mente come solo mente e le parole come solo parole. Esse sono la funzione dell’essere-tempo. La penetrazione totale dell’essere-tempo può es­sere realizzata solo in noi stessi. La totale penetrazione dell’essere-tempo è completa attività. È come il seguente esempio: quando esco per incontrare qualcuno, lo incontro come un’altra persona, come un consimile essere umano e infine, come qualcuno che possiede la mia stessa es­senza. Questa è attività naturale. Se ognuno di questi aspetti fosse separato dall’essere-tempo, non potrebbe esistere.

Dal punto di vista del­la prassi, quando diciamo che la mente è essere-tempo è la giusta occasione perché la Via del Buddha appaia; ‘parole’, è il mo­mento di aprire la porta del risveglio. Il tempo che viene è non-attacca­mento; il tempo che non viene, non è né attacca­mento né non attac­camento. Riconoscendo ciò possiamo trova­re l’essere-tempo.

I detti precedenti sono le parole dei Buddha, e anche ciò che segue è ben importante: “Mente e parole sono tra il venire e l’andare, tra il non-venire e il non-andare, e sono anche l’essere-tempo.” Una chiara comprensione di ciò è essen­ziale. Alzare le so­pracciglia o ammiccare con gli occhi è solo una metà dell’essere-tempo o, anche, un’illusione dell’essere-tempo. L’inizio dello studio, il com­pimento dello studio, la realizza­zione dello studio ed anche il non stu­diare, sono essere-tempo.

 

 

Questo fu scritto, nel novembre del 1240, nel Koshōhōrinji, e ri­copiato da Ejō durante il periodo del ritiro estivo del 1243.



[1] Il Maestro Yakusan Igen (745-828), uno dei successori del Maestro Sekitō Kisen. [Yao-shan Wei-yen]

[2] Uno scacciamosche cerimoniale.

[3] Taro e Jiro sono nomi giapponesi molto comuni.

[4] Sono cioè indipendenti e non sovrapponibili.

[5] Cioè, l’essere-tempo contiene sia il comprendere, sia il non comprendere.

[6] Il Maestro Sekitō Kisen (700-790), nella linea di trasmissione del Maestro Daikan Enō. Musai Zenji è il suo titolo postumo. [Shih-t’ou Hsi-ch’ien]

[7] Il Maestro Yakusan Igen (745-828). [Yao-shan Wei-yen]

[8] Il Maestro Baso Dōitsu (704-788), che è nella linea di trasmissione del Maestro Daikan Enō.  Daijaku Zenji è il suo titolo postumo. [Ma-tsu Tao-i]

[9] Si veda il cap. 34, Bukkyō.

[10] Il Maestro Shoken Kisho (?), un successore del Maestro Shuzan Shōnen (?-993).

[11] La presenza non è in relazione al venire e l’assenza non è in relazione al non venire. Venire e non-venire sono condizioni del presente e non necessitano di essere visti come risultato di un processo.

[12] Un giorno Chōkei chiese a Shigon: “Qual è la grande intenzione del Dharma del Buddha?” Shigon disse: “Lavori da asino che non sono ancora terminati, e già hanno inizio lavori da cavallo.” Dallo Shinji-shōbōgenzō, parte 2°, n°56.