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MITSUGO
Insegnamento Segreto
In questo capitolo, attraverso il commento di due kōan (uno del Maestro Ungo e l’altro del Maestro Secchō), il Maestro Dōgen tratta la questione del presunto insegnamento segreto, trasmesso dal Buddha Śākyamuni a Mahākāśyapa sul Picco dell’Avvoltoio. Esaminando il rapporto esistente tra questo tipo d’insegnamento e quello tradizionale espresso dai sūtra, il Maestro Dōgen enfatizza la sottile profondità dell’insegnamento legato al sollevare un fiore, sull Picco dell’Avvoltoio.
La grande Via, che è preservata e custodita da tutti i Buddha, è realizzata in questo kōan: “Tu sei così, io sono così, e ognuno di noi conserva la virtù dell’illuminazione dei nostri predecessori.”
In una certa occasione, un funzionario di nome Shoshō elargì una donazione al Maestro Kōkaku,[1] del monte Ungo, e chiese: “Śākyamuni possedeva un insegnamento segreto, ma Mahākāśyapa non lo tenne celato. Qual’era l’insegnamento segreto del Buddha?” Ungo esclamò: “Soshō!” “Sì?” replicò il funzionario. “Comprendi?” chiese Ungo. “No” fu la risposta. “Se non comprendi, è l’insegnamento segreto di Śākyamuni e se comprendi, è il non tenerlo celato di Mahākāśyapa” disse Ungo, di rimando.
Il Maestro Ungo era della quinta generazione degli eredi nel Dharma di Seigen.[2] Fu un insegnante di uomini e dèi, e uno dei più grandi e virtuosi maestri del mondo. Istruì sia i mondi animati, sia quelli inanimati. In qualità di quarantaseiesimo Buddha discendente da Śākyamuni, egli proclamò il Dharma per tutti i Buddha e i Patriarchi. Si dice che, quando viveva sul monte Sanpo, ricevesse il nutrimento direttamente dagli esseri celestiali; tuttavia, dopo che gli fu trasmesso il Dharma ed ebbe conseguito la Via, superò tali manifestazioni di santità.
“Śākyamuni possedeva un insegnamento segreto, ma Mahākāśyapa non lo tenne celato.” È questa la trasmissione e il volto originario del quarantaseiesimo Patriarca. Tale insegnamento non fu conseguito da un’altra persona, né giunse dall’esterno; nemmeno era posseduto fin dall’origine, né acquisito ex novo. Questo insegnamento segreto è patrimonio non solamente del Buddha Śākyamuni, ma di ogni Buddha e Patriarca. Dunque, chiunque insegni al mondo deve di certo possedere un insegnamento segreto e, se esiste un insegnamento segreto, “Mahākāśyapa non lo tenne celato.” Dobbiamo investigare il principio che se sono in centomila ad insegnare al mondo, allora debbono esservi centomila Mahākāśyapa. Nello studiare, non cercate di capire tutto subito; esaminate e riesaminate ogni cosa in dettaglio, centinaia, migliaia di volte, così come dovreste fare per tagliare un materiale durissimo. Non pensate che sia tanto facile comprendere, dopo aver udito una spiegazione. Ora, lo stesso Ungo è venerato come un Buddha e possiede sia l’insegnamento segreto di Śākyamuni, sia il non tenerlo celato di Mahākāśyapa.
Soshō, quando fu chiamato, rispose “Sì?” alzandosi, ma non crediate che questo sia l’insegnamento segreto. Ungo disse: “Se non comprendi, è l’insegnamento segreto di Śākyamuni; se comprendi, è il non tenerlo celato di Mahākāśyapa.” Una simile comprensione deve essere sviluppata attraverso una continua prassi e studio della Via. “Se non comprendi, questo è l’insegnamento segreto di Śākyamuni.” Dopo aver udito ciò Soshō rimase in silenzio, tuttavia, ciò non significa necessariamente che non avesse capito. Non dovremmo affermare che egli non comprendesse il non-conoscere. Dobbiamo investigare il principio che sta dietro a “Se non comprendi”, sforzandoci di coglierne il punto centrale. Dobbiamo addestrarci con diligenza. E poi, “Se comprendi” non significa necessariamente comprendere.
Vi sono vari modi di studiare il Dharma del Buddha; le due espressioni chiave comunque sono: “Comprendere il Dharma del Buddha” e “Non comprendere il Dharma del Buddha.” Se non avete incontrato il giusto maestro, non potete neppure sapere dell’esistenza di tali espressioni. La gente pensa stupidamente che esista un certo insegnamento segreto che non può essere percepito dalle facoltà del vedere e dell’udire.
Dato che c’è “Se comprendi”, non dovremmo dire che “Mahākāśyapa non lo tenne celato”, in quanto c’è pure un “Se non comprendi”, che Mahākāśyapa non tenne celato. Ma, non tenere celato non significa che chiunque possa vederlo o udirlo. Dovremmo meglio investigare il non-celato che c’è già, cioè quel particolare momento in cui non vi è luogo che non sia celato. Dunque, non abbiamo studiato l’insegnamento segreto come qualcosa riferito ad un mondo non conosciuto attraverso i sensi. Quando non comprendiamo il Dharma del Buddha, ancora si tratta di una parte dell’insegnamento segreto. Questo è certamente posseduto dal Buddha Śākyamuni e, a sua volta, esso possiede lui.
Tuttavia, chi non abbia né udito né appreso l’insegnamento di un vero maestro, pur predicando come abate di un grande tempio, non è in grado neppure di sognarselo, un simile principio. Costoro infatti sostengono senza alcun fondamento, che Śākyamuni aveva un insegnamento segreto: davanti all’assemblea sul Picco dell’Avvoltoio, sollevare il fiore ed ammiccare.[3] Dunque, utilizzare le parole per descrivere l’Insegnamento del Buddha è molto superficiale; esse esprimono solo lettere o forme. “Senza parlare, Egli sollevò il fiore” è l’occasione per l’insegnamento segreto del Buddha, eppure milioni di esseri non potevano capirlo e così divenne un insegnamento segreto, a loro celato.
Il significato di “Mahākāśyapa non lo tenne celato” è il suo sorriso. Quando il Buddha Śākyamuni sollevò il fiore di udumbara, esso non venne nascosto da Mahākāśyapa. Questo è il vero insegnamento segreto, trasmesso direttamente da maestro ad allievo. Sono molte le persone che, nell’udire questa narrazione, ne traggono una distorta interpretazione, e di queste ce n’è in tutta la Cina. Questo è un vero peccato ed è la causa del declino della Via dei Buddha e dei Patriarchi. Tutti coloro che hanno una reale comprensione dovrebbero esaminare attentamente questi equivoci.
Se riteniamo che l’Insegnamento del Buddha mediante le parole è superficiale, anche sollevare il fiore e ammiccare è superficiale. Non siamo certo studenti del Dharma del Buddha, se pensiamo che le parole di Śākyamuni contengano solo lettere e forme. Coloro che credono di sapere che le parole sono solo nomi e forme, non sanno che le parole di Śākyamuni non sono vincolate da lettere o forme. Costoro non sono ancora liberi del corpo e mente propri della gente comune. I Buddha e i Patriarchi, che hanno lasciato cadere corpo e mente in modo totale, usano parole per proclamare il Dharma e far girare la ruota della Legge, e molti traggono beneficio da un simile vedere e udire. Coloro che con fede seguono il Dharma, trarranno frutto sia dall’insegnamento verbale, sia da quello senza parole.
Gli esseri senzienti vedono il sollevare il fiore e ammiccare proprio come un sollevare il fiore e ammiccare, non è vero? Essi non dovrebbero essere diversi da Mahākāśyapa e porsi allo stesso livello di Śākyamuni. Tutti gli esseri senzienti dovrebbero essere uguali a Mahākāśyapa. Tutti iniziano con lo stesso risveglio della mente, percorrono il medesimo sentiero e vivono nello stesso paese. Tutti vedono lo stesso Buddha e sentono il medesimo Dharma, siano essi dotati, o privi, della saggezza buddhistica. Dopo aver visto un Buddha, via via se ne scoprono sempre di più. In ogni comunità di Buddha vi sono miliardi di esseri senzienti. Ciascun Buddha penetra allo stesso livello il sollevare il fiore e ammiccare. Ciò che essi vedono è vivido, ciò che odono è chiaro. Vi è un occhio-della-mente ed un occhio-del-corpo, e vi è un orecchio-della-mente ed un orecchio-del-corpo.
Come interpretare il sorriso di Mahākāśyapa e cosa dire a tal proposito? Se è valido quanto abbiamo affermato prima, esso è l’insegnamento segreto. Eppure, tale insegnamento segreto non è celato e, dunque, l’intero argomento è del tutto assurdo.
Più tardi il Buddha Śākyamuni disse: “Possiedo l’Occhio e il Tesoro della Vera Legge e la Serena Mente del Nirvana. Questo Io ora trasmetto a Mahākāśyapa.” Questa frase utilizza le parole, oppure no? Se Śākyamuni non amava le parole e preferiva sollevare fiori, queste parole avrebbero dovuto precedere il sollevare il fiore. Sicuramente Mahākāśyapa comprese le parole di Śākyamuni e, sicuramente, tutti gli esseri senzienti le udirono. Se non le avessero udite, ora non saremmo in grado di utilizzarle.
In generale, si può affermare che il Buddha Śākyamuni possiede un insegnamento segreto, una prassi segreta ed una segreta illuminazione. Tuttavia, gli sciocchi pensano che non si possa conoscere il segreto di un altro, o che un segreto sia cosa conosciuta soltanto da pochi. In India e in Cina molti, nel passato e oggi, la pensano così in quanto mancano di un corretto studio della Via. Costoro sostengono che, coloro che non studiano molte cose diverse hanno dei segreti e che, invece, chi le studia non ha segreti. Perché mai sostengono che le persone di grande esperienza sono prive di segreti? Allora, coloro che possiedono occhi e orecchi celestiali, oppure occhi e orecchi del Dharma, non possono avere alcun insegnamento segreto o mente segreta, non è vero? All’interno del Dharma l’insegnamento segreto, la mente segreta, la prassi segreta e così via, sono cose diverse dalla interpretazione appena citata. Ogni volta che si incontra qualcuno, reciprocamente riceviamo e doniamo un insegnamento segreto. Quando conosciamo noi stessi, conosciamo la nostra prassi segreta. Naturalmente, i Buddha e i Patriarchi conoscono molto più a fondo la loro mente segreta e il loro insegnamento segreto. Dovremmo sapere che, nel divenire Buddha e Patriarchi, l’insegnamento segreto e la prassi segreta sono immediatamente realizzati.
‘Segreto’ è il principio che sta dietro ai più intimi segreti; un rapporto senza alcuna interruzione comprende Buddha e Patriarchi, comprende gli altri e comprende se stessi. Quando incontriamo un uomo segreto che possiede un insegnamento segreto, non possiamo vederlo con l’occhio-di-Buddha. La prassi segreta non è consapevole delle distinzioni tra sé e altri. Ognuno è il solo a conoscere i suoi propri segreti, non si possono capire i segreti di altri. Dovremmo invece sapere che il segreto è proprio davanti a noi, i segreti sono dappertutto, nulla è celato. Questo è il principio che dobbiamo investigare e chiarire. E chiunque studi diligentemente, di sicuro riceverà un insegnamento segreto. Ed è questa la corretta trasmissione dei Buddha e dei Patriarchi.
Il Maestro Secchō,[4] ad un’assemblea di monaci, affermò: “Śākyamuni possedeva un insegnamento segreto, ma Mahākāśyapa non lo tenne celato. Una notte la pioggia ha spazzato via tutti i fiori; l’acqua profumata scorre nell’intero castello.”
La frase di Secchō “Una notte la pioggia ha spazzato via tutti i fiori; l’acqua profumata scorre nell’intero castello” è l’intimo segreto che ci raccomanda di investigare gli occhi e le narici illuminate dei Buddha e dei Patriarchi. Rinzai e Tōzan non superarono il livello di Secchō. Dovremmo aprire la narice dentro l’occhio illuminato, e aguzzare naso e orecchie. L’essenza di orecchio, naso e visione illuminata non è né vecchia né nuova; essa è semplicemente la funzione di corpo e mente, interi. Il principio dell’azione della pioggia e dell’apparire del mondo, è questo.
La frase di Secchō: “L’acqua profumata scorre nell’intero castello” significa che il corpo è nascosto e compaiono le ombre. Perciò, nella vita quotidiana dei Buddha e dei Patriarchi, circa la frase: “Śākyamuni possedeva un insegnamento segreto, ma Mahākāśyapa non lo tenne celato” vi è sia una zelante investigazione sia un lasciar cadere. Così studiano e così agiscono nella prassi i sette Buddha, tutti gli altri Buddha, Mahākāśyapa e Śākyamuni.
Questo fu trasmesso il 20 settembre 1243, ai monaci del Kippōji nell’Esshū, Yoshi-da-ken.
Trascritto da Ejō, il 16 ottobre dello stesso anno, nell’alloggio del discepolo prin-cipale.
[1] Il Maestro Ungo Dōyō (835-902), uno dei successori del Maestro Tōzan Ryōkai. Kōkaku Zenji è il suo titolo postumo. [Yün-chü Tao-ying]
[2] Il Maestro Seigen Gyōshi (?-740), uno dei successori del Maestro Daikan Enō. Egli fu il settimo Patriarca in Cina. [Ch’ing-yüan Hsing-ssu]
[3] Si veda il cap. 64, Udonge.
[4] Il Maestro Setchō Chikan (1105-1192), nella linea di trasmissione del Maestro Tōzan Ryōkai. [Hsüeh-tou Chih-chien]