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MUCHŪSETSUMU

Spiegare un Sogno Dentro un Sogno

 

 

In questo capitolo, il Maestro Dōgen ci ricorda che ogni manifestazione nel mondo della relatività fenomenica è un sogno, e che il Dharma e la verità espressa dai Buddha e dai Patriarchi si collocano all’interno di questo stesso sogno. Così, spiegare un sogno dentro un sogno è proprio il mettere in moto e far girare la ruota della Legge o, altrimenti espresso, è la predicazione dell’Insegnamento del Buddha.

 

Tutti i Buddha e i Patriarchi si manife­stano generandosi da sé, senza un’origine; ciò non ha nulla a che fare con le opi­nioni di intel­lettuali antiquati e dalle idee limitate. La virtù e il continuo sviluppo dei Bud­dha esistono di per sé, indipendente­mente da spa­zio e tempo, senza essere in rapporto né con l’eternità né con sprazzi istantanei di tempo. Questo modo tra­scende totalmente la discriminazione caratteristica del mondo della gente ordinaria. Anche il far girare la ruota della Legge è ge­nerato da sé, senza un’origine, e dunque, possiede merito il­li­mitato e diventa un faro eterno. Questo è: “Spiegare un sogno dentro un sogno.” Vedere il risveglio dentro il risveglio,[1] quindi, è spiegare un sogno dentro un sogno.

Il luogo in cui viene spiegato il sogno dentro un sogno è la terra e la comunità dei Buddha e dei Patriarchi. È nella terra del Buddha, nella comunità del Buddha, nella pra­ssi e nell’inse­gnamento dei Patriarchi che è presente il risveglio dentro il risveglio, e cioè: lo spiegare un sogno dentro un sogno. Nell’ascoltare questo inse­gnamento non dobbiamo pen­sare di non essere già nella comunità del Buddha. Questo è il girare della ruota della Legge del Buddha. Essa gira in tutte le dire­zioni; di qui sorgono i grandi oceani, il monte Su­meru,[2] la terra e tutti i Buddha. Questo è spiegare un sogno dentro un sogno, prima che sopravvenga qualsiasi sogno. Ogni manifestazione del mondo della relati­vità è un so­gno. Questo sogno è il chiaro splendore di cento erbe.[3] Quando abbiamo un dubbio siamo perplessi; allora, sognando l’erba, l’erba spiega l’erba. Al fine di investigare ciò, dobbiamo imparare che erba, radici, tronchi, rami, foglie, fiori, frutti, luci e colori sono un unico grande so­gno. Tuttavia, non fraintendete questo – non è nulla di più che un sogno or­dinario.

È perciò che, nel sentir parlare di “Spiegare un so­gno dentro un sogno”, coloro che non padroneggiano la Via del Buddha scioccamente pen­sano che esistano cose là dove, in realtà, non ci so­no. È come un’illusione che riveste un’illusione. Tuttavia, non è così. Ben­ché vi sia “Un’illusione in mezzo all’illusione” e “Un’illusione che riveste l’illusione”, prima di tutto dovremmo studia­re ed addestrarci sul sen­tiero verso il risveglio.

Spiegare un sogno dentro un sogno è tutti i Buddha; tutti i Buddha sono vento, pioggia, acqua e fuoco. Mantenere questi nomi significa proteggerli, e spiegare un sogno dentro un sogno è i vecchi Bud­dha. Cavalcate questo prezioso veicolo e andate diretti al dōjō.[4] L’andare direttamente al dōjō è insito nel cavalcare il pre­zioso veicolo.

Giusto o sbagliato, sono solo sogni. “Strettamente legato o completamente sciol­to, il vento continua sempre a soffiare libera­mente. In quel momento, la ruota della Legge e il mondo della grande Ruota sono incommensurabili e illimitati. Essa gira nel più minuto granello di polvere ed opera in­cessantemente. Benché questo princi­pio faccia girare la ruota del Dharma tanto nelle cose immense quanto in quelle minu­scole, ancora rimane un volto sorridente, ma un cuore pie­no di risentimento.”[5]

Spiegare un sogno dentro un sogno inte­ressa ogni luogo; la ruota della Legge gira nelle grandi e piccole cose, e soffia liberamente come il vento. Dunque, l’intera, illimitata terra così com’è, proclama incessantemente la Legge. Proprio questo mondo relativo di causa ed effetto è il supremo possedimento dei Buddha. Dovremmo sapere che le spie­gazioni e l’insegnamento dei Buddha sono incessantemente procla­mate e si radicano ovun­que. Non curatevi del suo andare e venire: quan­do viene, viene, quando va, va. Proprio come un gli­cine aggrovigliato è inestricabil­mente legato agli altri rampicanti, così la suprema il­luminazione è in­trecciata alla suprema illuminazione.[6] Come illimitato è il risveglio, così sono gli esseri sen­zienti; anch’essi sono supremi. Illimitati sono anche l’attaccamento e la liberazione. “La rea­lizzazione dell’illuminazione è darti trenta colpi.”[7] Questa è la corretta spiegazione di un sogno den­tro un so­gno.

Perciò, un albero senza radici, una terra senza sole e ombra, una valle priva di eco, e così via, realizzano lo spiegare un sogno dentro un so­gno. Queste condizioni non sono proprie del mondo degli uomini né di quello degli dèi, e sono ignote alla gente comune. Chi può dubitare dell’illuminazione di un sogno, dal momento che essa non appartiene al mondo del dubbio? Chi può attestarla, dacché non appartiene al mondo della coscienza ordinaria? Esistendo un tal ge­nere di supremo risveglio, ecco che usiamo le espressioni sogni come sogni, dentro i sogni, la spiegazione dei sogni, spiegare i sogni e sogni dentro i sogni. Se non c’è un sogno nel sogno, non c’è spiega­zione dei sogni; se non c’è spiegazione dei sogni, non c’è alcun sogno den­tro un sogno. Se non c’è spiegazione dei sogni, non ci sono Bud­dha; se non ci fosse un sogno dentro un sogno, i Buddha non avreb­bero potuto apparire nel mondo, né mettere in moto la meravigliosa ruota della Legge. Questa ruota della Legge è trasmessa da Buddha a Buddha ed è la spiegazione di un sogno dentro un sogno. Nella spiegazione di un sogno den­tro un sogno vi sono solamente Buddha e Patriarchi supremamente illuminati. Inoltre, il continuo svi­luppo del corpo-di-Dharma è spiegare un sogno den­tro un sogno. Qui l’aspetto più importante del Bud­dha che trasmette il Buddha, è non es­sere attaccati alla propria testa, occhi, midollo, cervello, cor­po, carne, mani, o piedi. Solo quando non siamo attaccati a queste cose possiamo dire “Liberamente dai, e li­beramente prendi”; questo è chiamato il mistero dei misteri, il prodigio dei prodigi, il risveglio dei risvegli, una testa sopra le teste.

Un simile modo di essere è l’essenza dei Bud­dha e dei Pa­triarchi. La gente comune, quando ri­flette su queste cose, pensa alla ‘testa’ nella sua accezione comune e non alla ‘testa’ delle diverse cose. Se non riescono a concepirla come la testa del Buddha Vairo­cana,[8] come possono immaginare la testa delle splendenti e radiose cento erbe? Per di più, essi sono incapaci di esaminare le loro stesse teste.

Già dai tempi antichi si diceva che gli sciocchi ritengono che l’espressione “Una testa sopra le teste” significhi che dovremmo smettere di inseguire le cose superflue. È naturale pen­sare che certe cose non siano necessarie, così come lo è mettere  in dubbio la frase “Una testa so­pra le teste.” In realtà, questo è un errore. Realizzare la spiegazione di un sogno dentro un sogno è lo stesso sia per la gente comune, sia per i santi. Dunque, i santi e la gente comune vi­vono nello spiegare un sogno dentro un sogno, sia ieri che oggi. Dovremmo sapere che la spiegazione di un sogno dentro un sogno è interpretata in un modo che va oltre la coscienza ordinaria. Così, la spiegazione di un sogno den­tro un sogno è il valore del ve­dere il Buddha. È un peccato che gli sciocchi non si accorgano che le brillanti, splendenti, centinaia di erbe, proclamate dai Buddha e dai Patriarchi, sono sogni ben più chiari di cen­tinaia di migliaia di lune e di soli.

La testa di “Una testa sopra le teste” è la testa di cento erbe, mille generi di teste, die­cimila teste, ed è la testa che è il corpo intero. É il mondo intero e le dieci direzioni dell’Universo. È “Una frase che va bene per la testa”[9] ed è “La testa di un palo di cento piedi.”[10] Dobbiamo ben investigare e chiarire la testa sopra le teste.

Ecco perché tutti i Buddha, con il loro supremo e per­fetto risveglio, bal­zano fuori dai sūtra, di­ventano la testa sopra le teste, e spiegano un so­gno dentro un sogno. Quando i sūtra spiegano un sogno dentro un so­gno, si manifestano tutti i Bud­dha dalla suprema illuminazione; essi proclamano questo sūtra e ciò è in­dubbiamente “Spiegare un sogno dentro un sogno.” Se l’origine di questo so­gno non è chiara, nemmeno i frutti del risveglio sa­ranno chiari. Come dicono i pro­verbi, “Una pietra produce mille increspature” e “Diecimila tiri, ma un solo centro.”

Così, dovremmo sapere che vi sono quattro modi di spiegare un sogno dentro un sogno: le cose così come sono, la gente così come è, non le cose così come sono, non la gente così come è. È da lungo tempo che questi princìpi sono co­no­sciuti. Vale a dire, il quoti­diano spiegare un so­gno dentro un sogno è il reale spiegare un sogno dentro un sogno.

Un vecchio Buddha disse: “A vostro bene­ficio io, con tutti i Buddha dei tre mondi e con i sei Patriarchi, spiego un sogno dentro un sogno.” Dob­biamo chiarire questa frase. Il sol­levare un fiore e il sorriso,[11] sono lo spiegare un sogno dentro un sogno; ed anche il prostrarsi[12] e l’otte­nere il mi­dollo, lo sono.

Parlare della Via con una sola strofa, così come la compren­sione che è di là dalle parole e delle spiegazioni, non sono altro che lo spiegare un sogno dentro un sogno. Le mille mani e occhi[13] agiscono spontaneamente e vi è l’abilità di vedere e di udire attraverso o­recchie e occhi. Lo spiegare un sogno dentro un sogno, presente nel nostro corpo e insito nel proclamare la Legge del sogno, è totalmente legato e completamente libero.

Puntare direttamente” è spiegare il sogno; anche colpire nel centro è spiegare il sogno. Totalmente legato e com­pletamente li­bero sono utilizzati per valutare ogni cosa in modo equani­me. A questo livello siamo certamente capaci di un giudi­zio ac­curato, allora si ma­nife­sta lo spiegare un sogno dentro un sogno. L’equanimità non può essere re­alizzata, senza che vi sia valutazione ed equilibrio. Tuttavia, se conseguiamo l’equanimità, ci è pos­sibile vedere l’equanimità. Dobbiamo sapere che realizzare l’equanimità significa essere indipendenti dagli oggetti fisici, ab­bandonare ogni giudizio, e non ba­sarsi sulla potenzialità. Benché questo mondo sia vuoto, se non siamo equanimi non possiamo indagare sulla natura dell’equanimità. Nella vacuità è presente la soggettività, ma anche l’og­gettività opera e cerca la sua propria liberazione – questo è spie­gare un sogno dentro un sogno. È la realizzazione del corpo di equanimità all’interno della vacuità; è la grande Via del dare pieno valore all’equanimità. Senza curarsi che ap­partenga al mondo soggettivo o a quello oggettivo, né che sia in relazione alla vacuità o alla forma, ogni cosa deve essere armonizzata nello spiegare un sogno dentro un so­gno. Non vi è null’altro che la totale liberazione dello spiegare un sogno dentro un so­gno. Un sogno è l’intera grande terra e la grande terra è equa­nimità. Allo stesso modo, nel girare la testa giriamo il cervel­lo – non c’è separa­zione. Questo è illuminare, credere, ricevere, ri­spettare e seguire il sogno dentro un sogno.

Il Buddha Śākyamuni disse: “I corpi di tutti i Buddha sono d’oro, ricoperti di centinaia di gemme e splendidamente adorni. Ascol­tare la Legge e la sua pro­clamazione a tutte le genti è il loro bel sogno con­ti­nuo. Essi sognano anche il principe che abban­donò il suo palazzo e tutti i parenti, rinunciò al lusso, ed iniziò un addestramento austero. Sedette poi per sette giorni sul Seg­gio del Leone, sotto l’albero della Bodhi, cercando la Via. Conseguì infine la sag­gezza propria di tutti i risvegliati ed entrò nella Via suprema. Allora si levò e cominciò a far girare la ruota della Legge, e questa predicazione conti­nua ancora, in­dirizzata a tutti gli esseri sen­zienti nelle quattro direzioni, per kalpa illimi­tati. Egli pro­clamò la meravigliosa Legge del mondo del risve­glio ed operò per salvare tutti gli esseri senzienti. In seguito entrò nel parinirvāna; fu come un fumo che si dissolve o un fuoco che si estin­gue. Orbene, chiunque proclami la Legge su­prema in que­sto mondo di dolore, aiuterà molti e otterrà la virtù di cui par­lavo.”

Dopo che abbiamo studiato queste parole del Bud­dha, dobbia­mo pa­droneggiare completamente il senso e la profondità della comunità dei Buddha; e non si tratta qui di un’allegoria o di una meta­fora. Poiché la mera­vigliosa Legge di tutti i Buddha è nient’altro che il Buddha che tra­smette il Buddha, l’insieme dei dharma presenti nei sogni e nel risve­glio costituisce la realtà. Nell’illuminazione vi sono determinazione, prassi, risve­glio e nirvāna. Sogni e illuminazione costituiscono la re­altà; non vi è grande o piccolo, superiore o inferiore.

Tuttavia, alcuni di coloro che, nel passato o nel presen­te, hanno letto questa storia del prin­cipe che abbandonò il suo palazzo per concentrarsi sul potere di proclamare la Legge su­prema, si fanno di un sogno un’opinione del tutto errata. La gente elabora queste con­cezioni erronee perché non riesce a chiarire la proclamazione della Legge da parte del Buddha. So­gni e risveglio sono una cosa sola e co­stituiscono la realtà. Tuttavia, qualora il Dharma del Buddha fosse una metafora, anco­ra fa­rebbe parte della realtà. Se non è una meta­fora, allora il so­gno di cui si parla nella storia che ho narrato è la ve­rità del Dharma del Buddha. Il Buddha Śākyamuni e tutti i Buddha e i Patriarchi, possiedono la determinazione, la prassi e il risveglio den­tro un sogno. Dunque, la Via che istrui­sce e guida questo mondo, fu concepita in un sogno.

Sette giorni” è il conseguimento della saggezza del Bud­dha. Sono innumerevoli kalpa che si attua il “Girare la ruota della Legge per salvare gli esseri senzienti.” Non possiamo valu­tare con precisione quale sia la reale condizione all’interno di un sogno. “I corpi di tutti i Buddha sono d’oro, co­perti di centi­naia di gemme e splendidamente ador­ni. Ascoltare la Legge e poi proclamarla a tutte le genti, è il loro bel sogno continuo.” È chiaro che questo bel sogno è tutti i Buddha. Esiste un’eterna Via del Tathāgata[14] e non sem­plice­mente un sogno di un centi­naio d’anni. Proclamare la Legge per tutte le genti si realizza proprio in questo corpo, e il suono del Dharma si ode attra­verso gli occhi e la mente. Ciò avviene nella no­stra antica casa, prima degli inizi del tempo.[15]

I corpi di tutti i Buddha sono d’oro, rico­perti di centi­naia di gemme e splendidamente ador­ni.” Del bel sogno che è il corpo di tutti i Buddha non si può dubitare, neppure ai giorni nostri. Vi è, nel risve­glio, un principio d’incessante Insegnamento del Buddha, ma la realiz­zazione dei Buddha e dei Patriarchi è certamente dentro il sognare un sogno. Dobbiamo studiare in maniera da non dif­famare il Dharma del Buddha. Nel fare ciò, l’eterna Via del Tathāgata si manifesta all’istante.

 

 

Trasmesso, il 21 settembre 1242, ai monaci del Kannondōri nel Koshōhōrinji.

Trascritto da Ejō, il discepolo principale, il 23 marzo 1243.

 



[1] Cioè, la realizzazione dell’esperienza, nell’esperienza.

[2] Nella mitologia Hindū, il Monte Sumeru è un immenso monte circondato da quattro continenti, separati l’un l’altro da quattro oceani concentrici. Questi quattro continenti sono: Jambudvīpa (a sud), Pūrvavideha (a est), Aparagodāna (a ovest), e Uttarakuru (a nord). Il monte Sumeru è circondato da altre otto grandi montagne.

[3] Cioè, di tutte le forme di esistenza e tutti i fenomeni.

[4] Lett. “Luogo della Via”. Indica un luogo dedicato allo studio ed alla prassi.

[5] Parole del Maestro Tendō Nyojō.

[6] Si veda il cap. 38, Kattō.

[7] Parole del Maestro Bokujū Dōshō (780?-877?). Dal Keitoku-dentoroku, cap. 12.

[8] Il Buddha Vairocana, o Buddha Sole, rappresenta il dharmadhatu, la radice, il seme del Dharma, ovvero il mondo dell’universale verità.

[9] Si riferisce alle parole del Maestro Sensu Tokujō: “Parole nelle quali una frase si adatta alla testa sono un picchetto a cui legare un asino per diecimila kalpa.” Dal Keitoku-dentoroku, cap. 14.

[10] Si riferisce alle parole del Maestro Chōsa Keishin: “In testa ad un palo di cento piedi una persona non si muove. Ma l’abilità di penetrare questa condizione non è detta vera. Sulla testa di un palo di cento piedi, dovremmo fare un passo avanti. L’Universo nelle dieci direzioni è l’intero corpo.” Ibidem, cap. 10.

[11] Del Maestro Mahākāśyapa.

[12] Del Maestro Eka.

[13] Le mille mani e i mille occhi del Bodhisattva Avālokiteśvara. Si veda il cap. 18, Kannon.

[14] Lett. “Così arrivato”.

[15] Cioè, prima del kalpa della vacuità.